Ad Acireale studenti e detenuti si scrivono lettere per abbattere distanze e pregiudizi
Ad Acireale studenti e detenuti si scrivono lettere anonime: un progetto educativo che costruisce empatia e abbatte barriere sociali e culturali


Ad Acireale un progetto epistolare ha coinvolto studenti e giovani detenuti in una corrispondenza anonima e profonda. Lettere scritte a mano sono diventate strumento educativo, inclusivo e umano, restituendo senso alla comunicazione autentica e superando barriere culturali e sociali
Un ponte di carta tra scuola e detenuti
Nel cuore di Acireale, una classe quinta del Liceo delle Scienze Umane “Regina Margherita” ha avviato una corrispondenza con venti giovani detenuti dell’Istituto Penale Minorile della città, situato a pochi metri dalla scuola. L’iniziativa, promossa da una cooperativa locale, ha dato vita a un progetto tanto semplice quanto rivoluzionario: ritornare alla lettera scritta a mano per raccontarsi e conoscersi, in un’epoca dominata dai social e dalla comunicazione istantanea. Il progetto ha coinvolto educatori, insegnanti e dirigenti scolastici in un esperimento umano e pedagogico inedito, dove la carta ha preso il posto degli schermi.
Corrispondenza anonima, ma ricca di verità
Per favorire l’autenticità del dialogo, le lettere sono state scritte in forma anonima, così da permettere ai ragazzi di esprimersi con sincerità. Le prime missive sono nate da cinque domande guida: “Chi sono?”, “Un ricordo bello?”, “Un progetto tra dieci anni?”, “Un ricordo brutto?”, “Come ho superato una difficoltà?”. La risposta dei detenuti ha dato il via a un dialogo intenso, che ha coinvolto esperienze, paure, sogni, errori e desideri. Il progetto ha superato ogni aspettativa, dimostrando che l’adolescenza, anche se vissuta in contesti opposti, è fatta di bisogni e sensibilità comuni.
Detenuti: emozioni condivise e riflessioni profonde
Nel corso dell’anno scolastico, le lettere hanno affrontato temi come l’amore, l’amicizia, la famiglia, la musica, la crescita personale. I detenuti hanno parlato apertamente dei propri errori, esprimendo il desiderio di ricostruire una vita “normale”. Gli studenti, dal canto loro, hanno offerto comprensione, empatia, talvolta anche affetto. In alcuni casi, il confronto epistolare ha dato vita a riflessioni profonde e commoventi, restituendo dignità e fiducia a chi, per motivi diversi, si sentiva escluso. Il successo del progetto dimostra che la scrittura può ancora unire e curare.
Un modello da ripetere per educare all’inclusione
Visto il grande impatto educativo, gli organizzatori pensano di estendere il progetto ad altre classi nel prossimo anno scolastico. Anche il direttore dell’IPM ha espresso soddisfazione, sottolineando come l’iniziativa sia esempio concreto di un carcere che educa e costruisce relazioni umane. L’esperienza di Acireale diventa così un modello replicabile, capace di ridurre le distanze sociali e di rimettere al centro la persona, anche nei contesti più difficili. In un mondo che corre veloce, fermarsi a scrivere può ancora fare la differenza.