Un’annotazione ritenuta inappropriata ‘Puoi anche stare a casa’ su un compito di scuola primaria ha scatenato la protesta dei genitori di un alunno di Treviso. Il bambino mostrerebbe sintomi di malessere e psicosomatici legati alla scuola, mentre la madre si è rivolta ai Carabinieri. Il dirigente difende la docente, ma la polemica è ormai pubblica
Annotazione contestata e reazioni dei genitori
A far esplodere il caso è stata la frase ‘Puoi anche stare a casa‘, scritta da una maestra sul quaderno di un bambino di una quinta classe di scuola primaria a Treviso. La nota, arrivata dopo un errore grammaticale in una verifica, ha colpito profondamente la famiglia dell’alunno, che parla di un metodo educativo punitivo e reiterato. Secondo i genitori, non si tratterebbe di un episodio isolato, ma del culmine di un clima scolastico che avrebbe minato il benessere psicologico del figlio. In preda allo sconforto, la madre si è rivolta ai Carabinieri per un colloquio informativo, al fine di ricevere indicazioni utili a riportare serenità nella vita scolastica del bambino.
Disagio malessere e intervento della pediatra
Il racconto dei genitori si fa ancora più serio quando descrivono le conseguenze sul piano fisico ed emotivo. Il figlio, quasi undicenne e appassionato di musica e calcio, avrebbe cominciato a manifestare vomito, diarrea e mal di stomaco prima di andare a scuola, sintomi che la pediatra ha associato a un disagio emotivo significativo. La stessa specialista ha consigliato un percorso psicoterapeutico presso un centro per l’età evolutiva, già avviato dalla famiglia. Tra le esperienze più umilianti denunciate dai genitori vi sarebbero esclusioni da attività scolastiche, minacce di non partecipazione alla gita e alla recita, e perfino l’episodio in cui il bambino sarebbe stato lasciato in piedi fuori dall’aula per due ore, appoggiato al muro, come forma di punizione.
La risposta della scuola e il cambio di atteggiamento
La prima segnalazione ufficiale dei genitori risale al 13 maggio, tramite email indirizzata alla dirigenza scolastica. La risposta dell’istituto è arrivata lo stesso giorno: si parlava di azioni correttive ‘non volte a svalutare’ il bambino, bensì a stimolarlo. Il giorno successivo si è tenuto un incontro tra i genitori e la dirigenza. Successivamente, i familiari hanno notato un improvviso miglioramento: il bambino è stato reintegrato in classe, è stata revocata la punizione che lo costringeva a restare seduto durante la ricreazione, ed è tornato a partecipare alle attività di fine anno. I genitori hanno deciso di rendere pubblica la vicenda per ‘difendere anche altri bambini che potrebbero vivere situazioni simili’.
La versione del dirigente scolastico sul malessere del bambino
Il dirigente scolastico ha definito la nota ‘una caduta di stile‘, ma ha difeso l’operato della maestra, in servizio da vent’anni e insegnante del bambino fin dalla prima elementare. Secondo la sua versione, la frase è nata da una frustrazione legata a più verifiche non corrette a casa dai bambini. Ha precisato che la scuola ha cercato fin da subito un dialogo, e che l’insegnante si è scusata. Sulle altre accuse, come l’esclusione da attività scolastiche o la permanenza fuori dall’aula, ha parlato di toni esasperati, specificando che si trattava di strategie momentanee per calmare l’alunno. Ha infine dichiarato di essere amareggiato per la diffusione pubblica del caso, che secondo i genitori sarebbe motivata dal desiderio di accendere un dibattito sui metodi educativi nelle scuole.
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