Ansia in aula: la scuola italiana di fronte all'emergenza salute mentale, proposte CNDDU

Con quasi la metà degli studenti ansiosi, serve un cambio di paradigma: la scuola diventi un vero presidio di benessere e di umanità condivisa.

11 ottobre 2025 08:00
Ansia in aula: la scuola italiana di fronte all'emergenza salute mentale, proposte CNDDU - Prof. Romano Pesavento
Prof. Romano Pesavento
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I dati sul benessere psicologico degli studenti italiani sono allarmanti. Con il 46% dei ragazzi che prova ansia in classe, emerge un quadro di sofferenza diffusa. È urgente che la scuola si trasformi in un presidio di salute mentale per una generazione sempre più fragile.

Il 46% degli studenti italiani prova ansia entrando in classe: la scuola diventi presidio di salute mentale e di umanità condivisa

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime viva preoccupazione per i dati che emergono dalle più recenti indagini nazionali e internazionali sul benessere psicologico di bambini e adolescenti. Le cifre rivelano un quadro di sofferenza diffusa e persistente che investe la scuola, la famiglia e la società nel suo complesso, restituendo l’immagine di una generazione fragile, esposta a pressioni costanti e a modelli di rendimento che spesso non lasciano spazio alla cura di sé.

In Italia, una persona su sei convive con un disturbo mentale e quasi la metà di tali patologie insorge prima dei 15 anni. Gli studi più recenti evidenziano che il disagio psichico giovanile è in costante aumento, con oltre il 46% degli studenti che riferisce di provare ansia entrando in classe e con più di un terzo degli adolescenti europei che dichiara di sentirsi sotto pressione per ottenere risultati scolastici eccellenti. Al contempo, solo il 20% degli studenti italiani dichiara di sentirsi realmente motivato, segnale evidente di un malessere che si radica nella sfera relazionale e identitaria, ben oltre l’ambito della performance didattica.

Le conseguenze di questo fenomeno sono gravi non solo sul piano umano, ma anche su quello economico e sociale. L’Ocse stima che i disturbi mentali rappresentino la seconda causa di anni vissuti con disabilità nel nostro Paese e che il loro costo economico equivalga al 4,1% del PIL europeo. In Italia, la spesa pubblica sanitaria destinata alla salute mentale resta ferma al 3,4% del totale, una delle percentuali più basse d’Europa. Si tratta di una carenza strutturale che priva il sistema educativo e le famiglie degli strumenti necessari per riconoscere e affrontare il disagio psicologico in età evolutiva.

In tale scenario, la scuola assume un ruolo cruciale non soltanto come luogo di trasmissione del sapere, ma come ambiente formativo capace di promuovere la crescita armonica della persona. È nella quotidianità scolastica che bambini e ragazzi imparano a conoscersi, a relazionarsi, a misurarsi con le proprie emozioni. La scuola può e deve diventare presidio di salute mentale, spazio protetto in cui le fragilità possano essere ascoltate, riconosciute e accompagnate. Il benessere emotivo non può essere considerato un obiettivo accessorio, ma una condizione necessaria all’apprendimento e alla cittadinanza consapevole.

Occorre superare il paradigma dell’ipercompetizione e restituire all’educazione la sua dimensione umana e comunitaria. È necessario che le istituzioni investano con decisione nella formazione dei docenti, nella presenza stabile di psicologi scolastici e nella costruzione di reti territoriali che colleghino scuola, servizi sanitari e famiglie. Ogni studente ha diritto a un ambiente educativo che favorisca l’equilibrio psichico, la fiducia e la motivazione, elementi imprescindibili per lo sviluppo delle competenze cognitive e sociali.

Il Coordinamento richiama con forza l’attenzione sul valore educativo della fragilità. Come ricorda il recente volume “Scusate il disturbo” di Francesco Caroli e Scilla Chirizzi, “rompere il silenzio e restituire dignità alla fragilità” significa riconoscere che la salute mentale è un bene comune, non un lusso o una questione privata. La scuola, più di ogni altra istituzione, può contribuire a costruire quella “panchina collettiva” evocata dagli autori: uno spazio di incontro, ascolto e prossimità in cui ciascuno possa sentirsi accolto senza giudizio.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ribadisce che la salute mentale è un diritto umano fondamentale. Prendersene cura significa investire sul futuro del Paese, sulla qualità della vita dei cittadini e sulla tenuta stessa del sistema educativo. Una scuola che educa alla cura e all’empatia non solo riduce il disagio, ma genera cittadinanza, solidarietà e benessere collettivo. È in questa direzione che occorre orientare le politiche pubbliche: verso una scuola che non tema la vulnerabilità, ma la accolga come condizione autentica dell’essere umano e come punto di partenza per ogni vera educazione alla libertà e alla pace.

prof. Romano Pesavento, presidente CNDDU

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