Aurora si confidava con ChatGPT: una solitudine che chiede educazione affettiva a scuola
Aurora, 13 anni, si confidava con ChatGPT prima di essere uccisa: una solitudine che impone l’urgenza dell’educazione affettiva nelle scuole
Aurora Tilia, la 13enne uccisa dal suo ex fidanzato, si rivolgeva all’Intelligenza Artificiale per chiedere consiglio su una relazione tossica. “Devo lasciarlo?”, chiedeva a ChatGPT. Una testimonianza dolorosa che rivela il vuoto di ascolto attorno a molti adolescenti. Da più parti cresce l’appello per introdurre nelle scuole l’educazione affettiva come disciplina stabile
Il dialogo con l’IA di ChatGPT prima della tragedia
Nelle settimane precedenti alla sua morte, Aurora Tilia, 13 anni, vittima di femminicidio a Piacenza, si confrontava con ChatGPT per capire se fosse prigioniera di una relazione malata. “Devo lasciarlo? Come capisco se è amore o controllo?”, le sue domande affidate all’IA sono ora contenute negli atti dell’inchiesta condotta dalla Procura dei minori. Il ragazzo, 15enne, ha ammesso l’omicidio e gli inquirenti hanno contestato l’aggravante dello stalking, evidenziando un comportamento ossessivo e persecutorio dopo la fine della relazione.
ChatGPT al posto di genitori e amici
Secondo gli avvocati della famiglia, la giovane si sentiva sola, senza adulti o amici con cui parlare, e trovava in un chatbot il suo unico confidente. “ChatGPT le rispondeva di lasciarlo e denunciarlo”, riferiscono i legali, ma nessuno ha potuto realmente intervenire. Questo uso delle IA non è un caso isolato: molti adolescenti, nel silenzio delle loro stanze, affidano le proprie fragilità a strumenti tecnologici, sostituendo l’ascolto umano con risposte automatiche. Il problema, secondo esperti e osservatori, è l’assenza di reti di sostegno affettivo reali.
Un deserto emotivo da riempire
La domanda che molti si pongono è: com’è possibile che Aurora non avesse un adulto di riferimento? Né un genitore, né un insegnante, né un’amica. Questa tragedia mostra il dramma di una generazione sola, cresciuta in un contesto iperconnesso ma profondamente disconnesso sul piano emotivo. Un’intelligenza artificiale può offrire consigli, ma non può proteggere, non può chiamare aiuto, non può segnalare un pericolo. Serve una riflessione urgente sulla qualità dell’educazione relazionale nei percorsi scolastici.
Educazione affettiva come risposta sistemica
In molti, oggi, sostengono che la scuola debba farsi carico dell’educazione affettiva, prevedendo una disciplina strutturata e obbligatoria. Non solo per prevenire episodi di violenza, ma per offrire agli studenti strumenti per riconoscere emozioni, relazioni tossiche, segnali di abuso. Educare all’affettività significa creare spazi di ascolto, promuovere l’empatia, formare coscienze libere dal dominio e dal possesso. Aurora non ha trovato questo spazio nella sua realtà quotidiana. Forse, se l’avesse avuto, avrebbe potuto salvarsi.