Basta precariato: dottorandi in piazza 'Ricerca sottofinanziata'
I dottorandi della Normale e della SSM protestano contro tagli, precariato e valutazioni punitive. Chiedono fondi, stabilità e una ricerca libera


Alla Normale di Pisa e alla Scuola Superiore Meridionale, i giovani ricercatori alzano la voce contro il precariato e i tagli all’università. Un documento congiunto denuncia lo stato della ricerca in Italia: fondi insufficienti, logiche di sfruttamento e incertezza diffusa. La richiesta è netta: investimenti reali e fine della valutazione punitiva
Precariato universitario: dottorato come imbuto senza sbocchi
Nel corso delle Giornate dottorali congiunte tra Scuola Superiore Meridionale e Normale di Pisa, i dottorandi hanno interrotto il protocollo accademico per denunciare una condizione che definiscono “di precarietà strutturale”. Due interventi, quelli di Flavia Volpe e Claudio Maggi, hanno espresso la voce collettiva di chi vede il dottorato come una trappola più che un trampolino, un primo passo verso una carriera che però non offre prospettive concrete. “Non sappiamo dove saremo tra tre o quattro anni”, dicono, chiedendo che si ponga fine ai tagli al fondo di finanziamento ordinario e che si riconosca il valore della funzione democratica dell’università.
Le rivendicazioni per combattere il precariato universitario: più fondi, stop al Ddl Bernini
Il documento dei dottorandi non si limita a rivendicare maggiori garanzie contrattuali, ma avanza proposte precise. Si chiede il raddoppio dei finanziamenti pubblici agli atenei, il ritiro del Ddl Bernini che introduce forme di precarizzazione nei percorsi post-dottorato, e la fine della valutazione Anvur giudicata iniqua e opprimente. I ricercatori contestano la logica premiale che guida l’allocazione dei fondi e influenza negativamente la libertà di ricerca. È forte anche la critica verso la collaborazione degli atenei con enti militari o aziende che producono armamenti, legata allo slogan nazionale “stop alla guerra e alla militarizzazione”.
Una battaglia condivisa con tutti i precari dell’università
I dottorandi della SSM e della Normale si dichiarano solidali con tutti i ricercatori precari, ricordando come anche alla Federico II di Napoli siano oltre 600 i giovani in bilico. “La loro battaglia è anche la nostra”, affermano. Denunciano l’instabilità cronica che attraversa l’università italiana: un sistema di selezione e valutazione che non premia il merito, ma alimenta pressione psicologica e competizione esasperata. “Un modello di sfruttamento e incertezza”, affermano, che rischia di spingere molti a lasciare la carriera universitaria non per scelta, ma per necessità.
'Vogliamo un’università pubblica, libera e utile ai territori'
“Siamo stanchi di un sistema che chiude le porte invece di aprirle”, concludono. La loro visione è quella di un’università pubblica, laica, inclusiva, legata ai bisogni delle comunità e non alle logiche di mercato. La richiesta è chiara: investimenti reali in ricerca, a partire dall’aumento della quota di PIL destinata al settore, che oggi in Italia si ferma all’1,4% contro una media europea del 2,1%. Un appello che non può più restare inascoltato, se si vuole salvare non solo il futuro dei giovani ricercatori, ma la qualità del sapere e la tenuta democratica del sistema universitario.