Insulti, bigliettini e risate crudeli. Una studentessa sedicenne della provincia di Ferrara è stata ritirata dalla scuola dalla madre, dopo mesi di vessazioni da parte di alcune compagne di classe. La ragazza, lesbica dichiarata, ha subito episodi continui di bullismo omofobico, che hanno compromesso il suo benessere psicologico e la sua vita quotidiana. Isolata, chiusa in sé stessa, ha smesso di mangiare e uscire. La madre ha deciso di proteggerla con un trasferimento scolastico fuori provincia. Il caso solleva ancora una volta il tema dell’omofobia nelle scuole italiane e della tutela dei diritti degli studenti LGBTQ+.
Bullismo omofobito, le vessazioni quotidiane in classe: la testimonianza della madre
Tutto ha avuto inizio con il cambio di indirizzo per il triennio delle scuole superiori. Da quel momento, un gruppo ristretto di studentesse – “sei o sette”, secondo quanto racconta la madre – ha preso di mira la giovane. Offese a sfondo omofobico, bigliettini offensivi, risolini continui e frasi mormorate in corridoio: una pressione costante che ha progressivamente minato la serenità e l’autostima della ragazza.
Isolamento e malessere: il ritiro come atto di protezione
La situazione è rapidamente degenerata. La studentessa ha smesso di alimentarsi regolarmente, ha interrotto ogni attività sociale e si è chiusa in un silenzio sempre più preoccupante. “Gli amici che ha non sono compagni di scuola”, spiega la madre, “perché lì non riesce più a trovare uno spazio sicuro”. Di fronte all’inerzia del contesto scolastico e alla sofferenza evidente della figlia, la donna ha deciso di ritirarla, scegliendo per lei una nuova scuola in un’altra provincia dove potrà terminare il percorso formativo.