Carta docente ai precari, il Tar Veneto dà al MiM 60gg per risarcire 2mila euro ad una supplente
Il Ministero ha 60 giorni per pagare la Carta docente a una supplente. La sentenza del Tar Veneto impone l'obbligo dopo l'inerzia dell'amministrazione.
Nuova sentenza sulla Carta docente ai precari. Il Tar del Veneto ha ordinato al Ministero di risarcire con 2.000 euro una supplente. La decisione arriva dopo l'inerzia dell'amministrazione, che non aveva eseguito una precedente sentenza. Ora il Ministero ha 60 giorni per ottemperare. Questa pronuncia segue altre decisioni simili e ribadisce l'obbligo di pagamento del bonus.
L'obbligo di risarcire la docente precaria
Una nuova sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) del Veneto interviene sulla questione della Carta del docente ai precari. Il caso specifico riguarda un'insegnante, supportata legalmente dall'Anief, che aveva già ottenuto in sede di giudice del lavoro il riconoscimento del proprio diritto al bonus formazione. Nonostante la sentenza favorevole e passata in giudicato, l'amministrazione scolastica era rimasta inadempiente, non attivando la carta né erogando l'importo dovuto. Di conseguenza, i legali hanno dovuto avviare un ricorso per ottemperanza (N. 01111/2025 REG.RIC.). Il Tar ha accolto il ricorso, dichiarando "l’obbligo dell’Amministrazione di attivare" la carta e di rendere disponibile la somma di 2.000 euro, confermando quanto già stabilito.
Carta docente: 60 giorni per il pagamento
La pronuncia del Tar Veneto stabilisce tempistiche precise e improrogabili per il Ministero. L'amministrazione ha ora un termine di 60 giorni per conformarsi alla decisione del giudice e saldare il dovuto alla docente. Questo intervallo temporale inizia a decorrere dalla data di comunicazione della sentenza o, se anteriore, dalla notifica effettuata dalla parte ricorrente. Si tratta di una scadenza perentoria che mira a chiudere definitivamente la vicenda e a ripristinare la legalità violata. L'inerzia del Ministero dopo la prima sentenza del giudice del lavoro ha reso necessario questo ulteriore passaggio legale, che ora impone un'azione concreta e rapida per evitare conseguenze più severe.
Il meccanismo del commissario ad acta
Per garantire l'effettiva esecuzione della sentenza, il Tar del Veneto ha previsto un meccanismo sostitutivo in caso di ulteriore inadempienza ministeriale. Se il termine di 60 giorni dovesse decorrere "infruttuosamente", il tribunale ha già nominato un commissario ad acta. Questa figura, identificata nel Direttore generale della "Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la formazione del personale scolastico e la valutazione", avrà il compito di agire al posto dell'amministrazione. Il commissario, che ha facoltà di subdelegare l'incarico, avrà a sua volta ulteriori 60 giorni di tempo (dalla comunicazione) per completare l'esecuzione forzata e garantire alla docente il risarcimento stabilito.
Un orientamento legale ormai consolidato
Marcello Pacifico, presidente Anief, ha espresso soddisfazione, notando come questo caso segua una linea giuridica chiara. I Tar (inclusi Calabria e Lazio) stanno semplicemente applicando i principi sanciti da corti superiori. La Corte di Giustizia Europea e la Corte di Cassazione, oltre al Consiglio di Stato, hanno già bocciato l'esclusione dei docenti a tempo determinato dal bonus. Pacifico ricorda però che il riconoscimento non è automatico: è necessario presentare un ricorso, come quello gratuito offerto da Anief, per interrompere i termini di prescrizione (cinque anni) e recuperare fino a 3.500 euro, comprensivi di interessi legali, per gli anni di servizio svolti con contratti a termine.