Il sistema universitario italiano attraversa un momento di profonda difficoltà. Secondo la classifica Global 2000 del Center for World University Rankings (CWUR) per il 2025, ben 53 università italiane su 66 hanno perso posizioni rispetto all’anno precedente. Un dato allarmante, che riflette le criticità strutturali del comparto, in particolare nel settore della ricerca accademica e del finanziamento pubblico.
Ricerca in affanno: il nodo irrisolto della competitività scientifica
Il calo di performance è legato soprattutto alla debolezza della ricerca, che incide per il 40% sul punteggio complessivo della classifica CWUR. Su 66 atenei italiani, solo 14 hanno migliorato le prestazioni di ricerca, mentre 52 sono peggiorati. Nella top ten italiana, l’Università di Padova retrocede al 178° posto, seguita da Milano (191°), Bologna (204°), Torino (242°), Napoli Federico II (243°), Firenze (274°), Genova (286°), Pisa (288°) e Pavia (327°). Anche l’Università La Sapienza di Roma, che mantiene la prima posizione a livello nazionale, perde una posizione nel ranking globale, scendendo al 125° posto.
L’analisi del CWUR ha coinvolto 21.462 università di 94 paesi, basandosi su oltre 74 milioni di dati. I criteri considerati includono: qualità dell’istruzione (25%), occupabilità dei laureati (25%), qualità del corpo docente (10%) e, appunto, ricerca (40%). Solo 10 università italiane hanno migliorato la propria posizione, mentre 3 l’hanno mantenuta.
Carenze strutturali e risorse insufficienti penalizzano gli atenei
Il presidente del CWUR, Nadim Mahassen, ha lanciato un appello urgente: “L’Italia è ben rappresentata nella classifica con 66 università, ma ciò che preoccupa è il declino generalizzato delle performance”. Mahassen attribuisce la flessione principalmente allo scarso sostegno finanziario da parte del governo e alla mancanza di strategie di investimento nella ricerca e nell’innovazione. Mentre altri paesi aumentano in modo consistente i fondi destinati all’istruzione superiore, l’Italia “fa fatica a tenere il passo”, mettendo a rischio la sua posizione nel contesto accademico internazionale.
Secondo gli esperti, senza un cambio di passo nelle politiche di finanziamento e senza un piano strategico a lungo termine, il nostro sistema universitario rischia di diventare sempre meno competitivo, compromettendo anche la capacità di attrarre talenti internazionali e di offrire una formazione all’altezza degli standard globali.
Il futuro delle università italiane: tra sfide e necessità di riforma
La fotografia scattata dalla classifica CWUR 2025 conferma la necessità di una riforma profonda del sistema universitario italiano. Le principali criticità – scarso investimento nella ricerca, scarsa occupabilità dei laureati e insufficiente valorizzazione del corpo docente – devono diventare priorità nell’agenda politica. Serve un’azione coordinata tra governo, enti di ricerca e università per rilanciare l’eccellenza accademica e garantire alle nuove generazioni un’istruzione competitiva a livello globale.
L’arretramento degli atenei italiani nella classifica mondiale non è soltanto un dato statistico, ma un segnale concreto del divario crescente tra l’Italia e le altre grandi economie che puntano sull’innovazione come motore di sviluppo. Per invertire la rotta, è indispensabile un piano nazionale per l’università che metta al centro risorse, meritocrazia e internazionalizzazione.
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