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Concorso solo per uomini al Policlinico di Messina: il bando viene rettificato dopo le proteste

Il bando del Policlinico di Messina per una borsa di studio sulla prevenzione del tumore al seno ha suscitato polemiche per il requisito del “genere maschile”.

Un bando pubblico emanato dal Policlinico Universitario di Messina per una borsa di studio nel campo della prevenzione oncologica ha suscitato un’ondata di critiche a livello nazionale per aver inserito, tra i requisiti di accesso, l’appartenenza al genere maschile. La borsa, finanziata con fondi europei Next Generation EU, era finalizzata a un progetto di ricerca sul cancro al seno, patologia che colpisce in larga maggioranza le donne. Il clamore mediatico e la reazione indignata di medici, cittadini e istituzioni hanno spinto la struttura a rettificare il bando, definendo il requisito “un errore di scrittura”. Ma la vicenda ha aperto un acceso dibattito sulla discriminazione di genere e sul rispetto delle linee guida comunitarie in materia di equità e inclusione, soprattutto in ambito scientifico e accademico.

Policlinico di Messina: il bando e il requisito controverso

Tra le condizioni per accedere alla borsa di studio da 40mila euro lordi, compariva in modo esplicito il requisito dell’appartenenza al “genere maschile”. Il bando, pubblicato dal Policlinico universitario di Messina, richiedeva anche cittadinanza italiana, laurea in Medicina, specializzazione in radiodiagnostica e iscrizione all’Ordine dei Medici. Ma la selezione riservata ai soli uomini ha immediatamente scatenato indignazione, anche perché il progetto riguardava la prevenzione del tumore al seno nelle donne ad alto rischio.

La rettifica: “Un errore di scrittura”

In seguito alla diffusione del bando e alle reazioni sui social e sui media, l’azienda ospedaliera universitaria ha dichiarato che si trattava di un errore materiale. Il requisito relativo al genere è stato rimosso, e il documento è stato prontamente corretto per ripristinare il principio di parità di accesso. Tuttavia, le spiegazioni non sono bastate a calmare le critiche. Numerosi commenti hanno sottolineato l’assurdità della situazione, tra ironia e indignazione, evidenziando quanto sia ancora presente una visione patriarcale anche in contesti dove la parità dovrebbe essere garantita.

L’intervento del Governo

La Ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, è intervenuta definendo la vicenda “paradossale”. Ha sottolineato l’incongruenza tra gli sforzi istituzionali per colmare il gender gap nella scienza e un bando che invece esclude le donne, proprio in un ambito dove la partecipazione femminile è fondamentale. Roccella ha ricordato che il PNRR promuove espressamente la parità di genere come obiettivo strutturale, e che casi come questo rappresentano un passo indietro. Ha infine auspicato che “la prossima volta, oltre a finire bene, si cominci meglio”.

Fondi europei e principio di non discriminazione

Il caso ha sollevato ulteriori perplessità poiché il bando è stato finanziato con risorse europee del Next Generation EU, che impongono il rispetto rigoroso dei principi di inclusività e pari opportunità. La discriminazione di genere, in questo contesto, assume un peso ancora maggiore, perché rischia di minare la credibilità dell’intero sistema di finanziamento e della progettazione pubblica. Nei settori scientifici e accademici, dove il gender gap è ancora evidente, ogni selezione deve essere improntata all’equità e all’accessibilità per tutti, senza esclusioni arbitrarie.

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