I sindacati FLC CGIL e Gilda Unams hanno ufficialmente impugnato il Decreto Ministeriale n. 32 del 26 febbraio 2025, quello sulla conferma del docente di sostegno da parte della famiglia, giudicandolo illegittimo e incostituzionale. Il provvedimento consente ai genitori degli alunni con disabilità di richiedere la conferma del docente di sostegno, bypassando l’assegnazione ordinaria tramite graduatorie. La questione è ora al vaglio del Tar del Lazio, al quale i sindacati si sono rivolti per chiedere l’annullamento del decreto.
Il contenuto del decreto sulla conferma del docente di sostegno da parte della famiglia: le critiche dei sindacati
Il decreto, emesso per garantire la continuità didattica degli alunni con disabilità, permette ai genitori di richiedere che lo stesso insegnante di sostegno dell’anno precedente venga confermato anche per l’anno scolastico 2025/2026. Questa possibilità, però, è subordinata a diverse condizioni: la disponibilità del posto, la coerenza dei requisiti del docente e l’approvazione del dirigente scolastico. Inoltre, l’insegnante interessato può rifiutare l’incarico.
Tuttavia, secondo i sindacati, il decreto rappresenta una forzatura del sistema di reclutamento del personale scolastico. L’intervento delle famiglie, pur mosso da intenti condivisibili, rischia di compromettere la trasparenza e la regolarità delle procedure, penalizzando chi ha legittime aspettative occupazionali basate sulla posizione in graduatoria.
Una norma in contrasto con il principio di inclusione scolastica
Nel ricorso presentato al Tar, FLC CGIL e Gilda Unams sottolineano come il decreto vada a ledere il principio costituzionale dell’imparzialità nella pubblica amministrazione, attribuendo alle famiglie un ruolo decisionale che spetta invece agli organi collegiali della scuola. Inoltre, viene evidenziato un ulteriore punto critico: la norma sembra contraddire il concetto di inclusione scolastica, secondo il quale il docente di sostegno è parte integrante del consiglio di classe e non un incaricato su scelta familiare.
Questa impostazione rischia di trasformare il ruolo dell’insegnante di sostegno in una figura “su richiesta”, subordinata al gradimento delle famiglie, mettendo così in discussione la libertà di insegnamento sancita dalla Costituzione.
Verso un possibile annullamento del decreto?
Il provvedimento è stato introdotto in attuazione dell’articolo 8, comma 2, del decreto-legge n. 71/2024, convertito nella legge n. 106/2024, e si inserisce in un contesto di riforma del sostegno scolastico che mira a garantire maggiore continuità per gli alunni con disabilità. Tuttavia, i sindacati ritengono che, pur nella bontà dell’intento, il meccanismo individuato violi norme costituzionali e regolamentari.
La parola ora passa al Tar del Lazio, che dovrà pronunciarsi sulla legittimità del decreto. L’esito del ricorso potrebbe avere un impatto significativo sull’organizzazione del prossimo anno scolastico e sul sistema di assegnazione dei docenti di sostegno in tutta Italia.
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