Contratto scuola 2022/24, CNDDU: 'Passo avanti, adesso occorrono riforme strutturali e adeguamenti europei'

Il CNDDU analizza il Contratto scuola 2022/24: aumenti insufficienti rispetto all'Europa, servono riforme strutturali e nuovi fondi.

A cura di Scuolalink Scuolalink
06 novembre 2025 11:45
Contratto scuola 2022/24, CNDDU: 'Passo avanti, adesso occorrono riforme strutturali e adeguamenti europei' - Coordinamento Nazionale Docenti
Coordinamento Nazionale Docenti
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Il CNDDU accoglie la firma del Contratto scuola 2022–2024 come un passo avanti necessario. Sebbene rappresenti un riconoscimento atteso per il personale, gli aumenti non bastano a colmare il divario europeo né la perdita di potere d'acquisto. È un inizio, non un punto d'arrivo: ora servono riforme strutturali.

Contratto scuola 2022–2024: riconoscimento atteso, ora occorrono riforme strutturali e adeguamenti europei

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani accoglie con senso di responsabilità la firma del rinnovo contrattuale 2022–2024 per il comparto scuola. Dopo un lungo confronto, l’accordo segna un passo avanti verso la valorizzazione del personale scolastico, pur lasciando aperte questioni sostanziali sul piano economico e professionale.

Gli aumenti previsti, pari in media a 150 euro mensili per i docenti, rappresentano un riconoscimento atteso, ma non ancora sufficiente a compensare la perdita di potere d’acquisto maturata negli ultimi anni. È un risultato che, pur meritando apprezzamento, non può essere considerato risolutivo rispetto al divario che separa l’Italia dagli standard europei di retribuzione nel settore dell’istruzione.

Le parole del ministro Giuseppe Valditara, che ha definito la firma un “risultato storico” e un atto di “dignità restituita”, evidenziano la volontà di riportare la professione docente al centro del dibattito pubblico. Tuttavia, la dignità professionale non può esaurirsi in un incremento salariale: essa si conquista attraverso un sistema che riconosca la complessità del lavoro educativo, favorisca la formazione continua e promuova un clima di fiducia e stabilità.

Il CNDDU sottolinea che il nuovo contratto deve rappresentare l’avvio di un processo di riforma strutturale, non un episodio isolato. La scuola necessita di un progetto economico e culturale coerente, che la renda attrattiva per le nuove generazioni di insegnanti e competitiva a livello europeo.

Dal punto di vista economico, l’accordo mobilita circa 4,1 miliardi di euro per l’intero comparto, ma l’aumento reale per i docenti italiani rimane inferiore a quello riconosciuto in Paesi come Germania, Francia e Spagna, dove le retribuzioni sono integrate da sistemi di premi di merito, bonus di aggiornamento e agevolazioni fiscali. In Germania, ad esempio, i docenti beneficiano di un meccanismo di rivalutazione annuale automatica legata al costo della vita; in Finlandia, i programmi di formazione avanzata determinano progressioni di carriera con aumenti fino al 20%; in Francia, il “passeport professionnel” collega i percorsi di aggiornamento al riconoscimento economico.

I docenti italiani, invece, non dispongono di un sistema strutturato che colleghi merito, innovazione e retribuzione. È su questo terreno che occorre agire per allineare l’Italia ai modelli più avanzati.

Il CNDDU, in un’ottica costruttiva e propositiva, avanza le seguenti misure operative:

  • Istituzione di un meccanismo di adeguamento automatico annuale delle retribuzioni basato sull’indice reale d’inflazione, sul modello tedesco, per evitare la perdita di potere d’acquisto tra un rinnovo contrattuale e l’altro.

  • Creazione di un Fondo nazionale per l’innovazione didattica e la cittadinanza globale, che premi i docenti impegnati in progetti su diritti civili, inclusione e sostenibilità, con incentivi economici e punteggio di carriera.

  • Introduzione di crediti formativi retribuiti per la formazione avanzata, come avviene in Finlandia, affinché l’aggiornamento professionale non sia un onere personale ma un investimento dello Stato.

  • Sperimentazione di forme di welfare integrativo per i docenti, comprendenti agevolazioni fiscali per la cultura, i trasporti e l’acquisto di materiali didattici, seguendo l’esempio francese e spagnolo.

  • Istituire un tavolo permanente tra Ministero, rappresentanze professionali e mondo della ricerca educativa per monitorare l’impatto delle politiche retributive e formative.

Queste misure, sostenibili sul piano finanziario e coerenti con le migliori pratiche europee, contribuirebbero a restituire prestigio alla professione docente e a garantire la qualità dell’offerta formativa.

Il CNDDU ribadisce che il tema della retribuzione non è solo una questione economica, ma un atto di giustizia verso chi forma cittadini consapevoli, difende la libertà di pensiero e promuove i valori universali dei diritti umani.

prof. Romano Pesavento, presidente CNDDU

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