Crepet e il paradosso dei giovani: tra like sui social e rifiuto del voto

Paolo Crepet riflette sul rifiuto degli esami da parte degli studenti: vivono di like e giudizi online, ma rifiutano il voto scolastico che pesa davvero

21 agosto 2025 12:25
Crepet e il paradosso dei giovani: tra like sui social e rifiuto del voto - Paolo Crepet
Paolo Crepet
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Sempre più studenti mettono in discussione il valore della valutazione scolastica, arrivando persino a rifiutare l’esame di maturità. Paolo Crepet definisce questa scelta un paradosso generazionale: in un’epoca in cui tutto viene giudicato con un like, cresce il rifiuto del voto, percepito come oppressivo e definitivo

Il rifiuto dell’esame

Durante la recente maturità, alcuni studenti hanno scelto di non presentarsi al colloquio orale. Una decisione non dettata da ansia o assenza, ma da una protesta consapevole contro un sistema valutativo ritenuto inefficace e poco rappresentativo. La scuola, vista come istituzione di giudizio, perde autorevolezza agli occhi di chi non si sente ascoltato. Per Crepet, questa rinuncia è “surreale”: viviamo in un mondo dove tutti valutano tutto, ma ci sono ragazzi che non accettano un giudizio davanti ai docenti.

La contraddizione dei like

Crepet mette a fuoco il paradosso: la generazione cresciuta tra like e giudizi digitali rifiuta invece la valutazione formale della scuola. Ogni giorno milioni di clic esprimono approvazione o disapprovazione in modo rapido e superficiale. Il giudizio scolastico, però, è diverso: non si cancella, non scorre via, porta con sé un peso e una conseguenza. È un confronto diretto con gli adulti, con una relazione che non può essere liquidata con un gesto istantaneo.

Crepet: il merito sotto accusa

Il rifiuto del voto si lega a una visione culturale più ampia. Crepet parla di “svincolarsi dal merito” come segno di decadenza: l’idea che ogni giudizio sia oppressivo cancella il valore delle differenze. Nei social, il giudizio è impersonale e continuo, mentre a scuola diventa personale e responsabilizzante. Qui emerge la difficoltà: accettare il merito come strumento di crescita, e non come minaccia, appare oggi uno dei nodi più complessi per studenti e famiglie

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