Crepet invita i giovani a credere nei loro talenti: 'Cervelli in fuga? No, cervelli in viaggio'

Paolo Crepet smonta il mito dei “cervelli in fuga”, invoca passione, curiosità e modelli autentici per formare giovani ambiziosi e consapevoli.

13 settembre 2025 21:51
Crepet invita i giovani a credere nei loro talenti: 'Cervelli in fuga? No, cervelli in viaggio' - Paolo Crepet
Paolo Crepet
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Lo psichiatra Paolo Crepet riflette sul ruolo della passione nella formazione dei giovani, smonta il luogo comune dei “cervelli in fuga” e denuncia la mancanza di modelli appassionati nelle famiglie e nei media. Un invito a recuperare curiosità e ambizione senza accontentarsi in nessun ambito della vita.

Crepet: la passione come motore dei talenti

In un dialogo con lo youtuber Riccardo Camarda, Paolo Crepet ha spiegato come la passione nasca dal confronto con modelli eccellenti, citando il caso di Jannik Sinner: “Sinner vedeva Federer o Nadal e gli è venuta la voglia di essere come loro. Non è che ti nasce in Val Pusteria”. Lo psichiatra ha sottolineato che senza esempi concreti i giovani rischiano di non sviluppare aspirazioni forti. L’assenza di adulti appassionati, dai genitori ai nonni, contribuisce a un vuoto di stimoli: “Se non c’è passione, è perché non ci sono genitori o nonni appassionati”, ha detto, denunciando un “tremendo disinteresse per le grandi emozioni” che alimenta un senso di onnipotenza e appagamento prematuro.

Cervelli in fuga o cervelli in viaggio?

Crepet ha smontato il mito dei cervelli in fuga, definendolo “una roba di una volgarità e di una meschinità intollerabile”. Secondo lui non si tratta di fuga, ma di scelta e di opportunità: “Se vai in America non sei in fuga, ci sei andato”. Questa mentalità, ha spiegato, è “un modo surrettizio per dire a tutti di stare a casa”, un atteggiamento che frena le ambizioni e la libera circolazione dei talenti. La sua critica tocca un nervo scoperto: in Italia mancano politiche che valorizzino le esperienze internazionali senza trasformarle in narrazioni vittimistiche, mentre i giovani meritevoli vengono spesso incasellati in categorie retoriche che non corrispondono alle loro reali storie.

Talenti invisibili e il consiglio al “Paolo ventenne”

Lo psichiatra ha poi messo in luce la scarsa visibilità dei giovani talenti italiani: “Perché non si parla mai di medici, ricercatori, chi lavorava al CNR o inventava a 16 anni stand?”. Quando se ne parla, ha aggiunto, “vengono raccontati con la retorica tossica di chi ha preso due lauree in due anni”, creando “l’immagine di un talentuoso alieno” che non rappresenta i giovani comuni. Per Crepet occorre mostrare percorsi più realistici e incoraggianti. Concludendo, ha offerto un consiglio al suo “Paolo ventenne”: “Curiosità, voglia di fare, non accontentarmi mai, nemmeno in amore”, ricordando che l’ambizione non riguarda solo il lavoro, ma ogni ambito della vita.

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