HomeAttualitàCrepet sul femminicidio di Afragola: fallimento educativo e deriva narcisistica

Crepet sul femminicidio di Afragola: fallimento educativo e deriva narcisistica

Dopo il femminicidio di Martina ad Afragola, Crepet accusa: genitori assenti, giovani narcisisti, nessuna regola. Urgente ripensare l’educazione

Dopo l’uccisione di Martina a soli 14 anni da parte dell’ex fidanzato ad Afragola, lo psichiatra Paolo Crepet lancia un duro atto d’accusa contro una società che piange ma non educa. Il femminicidio diventa lo specchio di una generazione cresciuta senza regole, nell’indifferenza degli adulti e nell’illusione del narcisismo

Crepet: una società che piange ma non vede

L’omicidio della giovanissima Martina ha scosso l’opinione pubblica, ma secondo lo psicoterapeuta Paolo Crepet, il dolore collettivo rischia di essere ipocrita. In un’intervista a La Nuova Bussola Quotidiana, Crepet denuncia una cultura che si commuove per le tragedie ma tollera e talvolta esalta modelli educativi e narrativi distorti, come film che romanzano la violenza adolescenziale. «Milioni di genitori si indignano, ma accettano che i figli rientrino alle quattro del mattino senza chiedere spiegazioni». È un mondo capovolto, privo di senso del limite e incapace di intercettare segnali premonitori.

Il fallimento dell’educazione familiare

Crepet individua nella rinuncia educativa dei genitori una delle cause più profonde del disagio giovanile. «Non sanno nulla dell’educazione, scelgono il quieto vivere» afferma, sottolineando come molti preferiscano «dare 70 euro a sera ai figli pur di toglierseli dalle scatole». Invece di educare, si delega alla strada, ai social, al caso. Il risultato? Una generazione “senza scopo, senza interessi, senza regole”. Lo psichiatra arriva a parlare di “terrorismo educativo” perpetrato da adulti che, per comodità o paura, smettono di fare i genitori, abdicando al loro ruolo formativo.

Narcisismo patologico: sintomo di un vuoto

Il narcisismo giovanile non è una moda clinica, ma una condizione diffusa, secondo Crepet, alimentata da un’educazione permissiva e da un eccesso di esposizione mediatica. La libertà senza freni, la mancanza di confronto con il rifiuto, la continua ricerca di approvazione esterna creano personalità fragili e autoreferenziali. La violenza diventa così l’unico linguaggio per affrontare la frustrazione. Il caso di Afragola riflette una perdita totale di empatia, dove l’altro è ridotto a oggetto e il “no” è vissuto come intollerabile affronto.

Scuola e famiglia: Crepet invoca un’alleanza per prevenire

Per arginare questi fenomeni, Crepet invoca un rinnovamento dell’educazione genitoriale e scolastica. Serve ricostruire un quadro di regole condivise, limiti coerenti e presenza affettiva. La scuola può fare la sua parte attraverso percorsi strutturati di educazione emotiva, che aiutino i ragazzi a gestire rabbia, desiderio, delusione. Ma nulla può funzionare senza il coinvolgimento diretto delle famiglie, chiamate a riappropriarsi del proprio compito. L’esposizione incontrollata ai social e la mancanza di riferimenti etici concreti aggravano la situazione, creando adolescenti “onnipotenti” e confusi tra apparire ed essere.

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