mercoledì, 11 Dicembre 2024
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Disparità di reddito: divario retributivo tra uomini e donne parte dalla scelta degli studi

Le cause del divario retributivo: scelte di studio e lavoro, contratti precari e mobilità limitata. Ridurre il divario retributivo è una sfida cruciale

Il divario retributivo di genere in Italia resta una realtà significativa, con un divario retributivo del 28% nel 2023. Secondo l’ultimo Rendiconto INPS, gli uomini hanno percepito una retribuzione lorda settimanale media di 643 euro, contro i 501 euro delle donne. Questo scarto emerge in modo marcato soprattutto nel settore privato, dove le lavoratrici registrano uno stipendio giornaliero inferiore del 21% rispetto ai colleghi uomini già a un anno dalla laurea. Dopo cinque anni, la differenza cresce al 25%. Nel settore pubblico, il gap risulta minore: si attesta al 13% a un anno dalla laurea e scende al 9% dopo cinque anni.

Scelte universitarie e differenze retributive

Le radici del divario retributivo si trovano nelle scelte universitarie. Nonostante le donne rappresentino il 59% dei laureati complessivi in Italia, si concentrano maggiormente in percorsi di studio meno remunerativi, come lettere e filosofia (76%) e scienze dell’educazione (94%). Al contrario, gli uomini dominano in ingegneria (73%) e ICT. Queste differenze di rappresentanza incidono pesantemente sulle prospettive di guadagno. Uno studio della Banca d’Italia ha analizzato i laureati italiani dal 2011 al 2018, evidenziando che il tipo di laurea influisce più del rendimento accademico sui guadagni futuri.

Contratti, settore lavorativo e mobilità limitata

Anche le modalità contrattuali e i settori lavorativi amplificano il divario. A cinque anni dalla laurea, il 29% delle donne ha un contratto a termine contro il 19% degli uomini, mentre il part-time riguarda il 31% delle donne e solo il 13% degli uomini. Le donne risultano più presenti nei settori no profit, come sanità e istruzione (20%), rispetto agli uomini (7%). Inoltre, lavorano in media a 210 chilometri dalla città natale, 38 in meno rispetto agli uomini, limitando così l’accesso a opportunità lavorative più remunerative in aziende grandi e produttive.

Ridurre il divario: la sfida del futuro

La disparità di genere nei guadagni necessita di interventi mirati. Aumentare la presenza femminile in percorsi STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) può rappresentare un passo cruciale. Allo stesso tempo, politiche per favorire contratti stabili, mobilità lavorativa e l’accesso a ruoli qualificati nei settori produttivi possono ridurre il gender pay gap. Superare queste barriere non solo garantirà una maggiore equità, ma contribuirà anche a rafforzare l’economia italiana nel suo complesso.

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