HomeScuolaSostegnoDocenti di sostegno in rivolta: le ragioni dietro la protesta nazionale

Docenti di sostegno in rivolta: le ragioni dietro la protesta nazionale

Docenti protestano a Brescia contro i corsi Indire: formazione online troppo leggera, a rischio la qualità del sostegno scolastico.

All’Università Cattolica di Brescia è andata in scena una delle tante proteste che stanno coinvolgendo docenti specializzati e corsisti del Tfa in tutta Italia. Al centro del dissenso, i corsi Indire promossi dal Ministero dell’Istruzione per fronteggiare la carenza cronica di insegnanti di sostegno. I manifestanti contestano la scarsa qualità formativa di questo nuovo percorso, giudicato inadeguato a garantire un’istruzione inclusiva e di qualità per gli alunni con disabilità. La mobilitazione si inserisce in un contesto nazionale di crescente preoccupazione per le scelte ministeriali in materia di formazione docente

La protesta a Brescia: un fronte nazionale

Alla protesta di Brescia hanno partecipato i corsisti del Tfa dell’Università Cattolica, affiancando i colleghi di tutta Italia specializzati e in via di specializzazione nel sostegno. L’obiettivo è denunciare ciò che viene ritenuto un grave danno alla qualità dell’istruzione inclusiva. In particolare, viene criticata la decisione del Ministero dell’Istruzione di istituire i corsi Indire per colmare il vuoto di docenti specializzati.

Cosa sono i corsi Indire

I corsi Indire sono stati pensati per consentire l’accesso diretto alla prima fascia delle graduatorie a insegnanti precari con almeno tre anni di esperienza sul sostegno e a coloro che hanno frequentato corsi di specializzazione all’estero. Secondo i manifestanti, si tratta però di percorsi che offrono una formazione carente, non paragonabile a quella del tradizionale Tfa.

Il percorso Tfa: un modello strutturato

Il percorso Tfa prevede infatti 60 crediti formativi universitari, lezioni in presenza distribuite su circa nove mesi (quattro pomeriggi a settimana, sabato incluso), laboratori di didattica, oltre 200 ore di tirocinio – diretto e indiretto – ed esami finali articolati in una prova teorica, un report di tirocinio e un prodotto multimediale da presentare a una commissione. Un impianto che garantisce, secondo gli insegnanti, una preparazione solida e professionalmente adeguata.

I limiti del modello Indire

In netto contrasto, i corsi Indire si svolgono completamente online nell’arco di tre mesi, senza alcun laboratorio, nessun tirocinio in classe e con una valutazione finale limitata all’elaborazione di un’unità didattica. Questo squilibrio formativo, a fronte dell’equiparazione dei titoli, è il punto più contestato: secondo i docenti, si tratta di una grave ingiustizia verso chi ha investito tempo e risorse nella formazione accademica, ma soprattutto verso le famiglie e gli studenti con disabilità, che rischiano di trovarsi in aula con figure meno preparate.

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