Femminicidio di Martina Carbonaro, urgenza civile e necessità di educazione affettiva

Dopo il femminicidio di Martina Carbonaro, cresce l’urgenza di introdurre l’educazione affettiva scolastica per prevenire violenza e odio relazionale

31 maggio 2025 10:42
Femminicidio di Martina Carbonaro, urgenza civile e necessità di educazione affettiva - Femminicidio
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Il femminicidio della quattordicenne Martina Carbonaro da parte dell’ex fidanzato diciottenne riporta l’attenzione su una tragica e urgente necessità educativa. Il controllo e la gelosia patologica emersi nella loro relazione richiamano l’importanza di una formazione affettiva scolastica, condivisa da politica, opinione pubblica e pedagogisti

La gelosia che uccide: il femminicidio di Martina

Martina Carbonaro, 14 anni, è stata uccisa ad Afragola dall’ex fidanzato di 18 anni. Le testimonianze delle compagne parlano di una relazione segnata da controllo e gelosia ossessiva: “Non poteva guardare gli altri ragazzi, lui era molto geloso”, hanno raccontato. In una chat diffusa da Martina, il ragazzo le scriveva: “Sei troppo bella, non voglio che ti vedono i ragazzi”. Un linguaggio possessivo che riflette la totale incapacità di accettare l’autonomia dell’altro. Episodi come questo non sono isolati, ma parte di una cultura relazionale distorta che va affrontata in modo strutturato, a partire dalle scuole.

L'appello della politica: educazione al rispetto

Dopo il femminicidio, la segretaria del PD Elly Schlein ha chiesto l’introduzione obbligatoria dell’educazione al rispetto e alle differenze in tutte le scuole italiane. La Premier Giorgia Meloni ha risposto con apertura: “Lavoriamoci insieme. Serve una riflessione enorme”. Il dibattito si sta ampliando e riguarda non solo il contrasto alla violenza di genere, ma la formazione alla consapevolezza emotiva, all’empatia, al rispetto dei limiti. Il consenso politico e sociale verso un’educazione affettiva strutturata nelle scuole sembra finalmente maturare.

Pedagogia ed emozioni: un’urgenza formativa

Numerosi esperti, tra cui Ferdinando Montuschi e Alexander S. Neill, sostengono da tempo l’importanza di una pedagogia affettiva, capace di insegnare ai giovani a riconoscere le emozioni, regolarle, rispettare quelle altrui e costruire relazioni sane. Un’educazione che aiuti a trasformare la fragilità emotiva in competenza relazionale, valorizzando l’individuo senza negare l’altro. I dati lo confermano: un sondaggio Save the Children 2024 rileva che il 70% degli italiani è favorevole all’educazione affettiva obbligatoria. Anche il ministro Valditara ha espresso il suo appoggio all’introduzione di un’ora settimanale.

Odio e ignoranza: la violenza continua sui social dopo il caso di femminicidio

Mentre si discute di prevenzione e cultura, i genitori di Martina sono stati colpiti da una valanga di insulti sui social, come se la colpa fosse loro. Un uomo ha pubblicato video in cui afferma: “L’avete ammazzata voi… siete dei terroni ignoranti… dovrebbero sterilizzarvi”. Parole d’odio inaccettabili che dimostrano come l’educazione all’affettività non sia solo un’urgenza scolastica, ma una necessità civile. Davanti alla scuola di Martina, un flash mob ha risposto con dignità e dolore: “A condannare sempre, l’amore vero da insegnare a scuola”.