In Italia esistono due categorie di bambini: quelli che ricevono supporti, bonus, incentivi. E quelli che restano fuori da tutto. I figli nati tra il 2021 e il 2023 rientrano in quest’ultima categoria. Sono cresciuti in un contesto difficile – pandemia, crisi economica, inflazione – ma lo Stato li ha lasciati indietro. Nessun aiuto concreto, nessuna misura pensata per loro. Solo promesse a chi è arrivato dopo.
Bonus Bebè: finisce nel 2021, senza alternative
Fino a dicembre 2021, le famiglie potevano contare sul Bonus Bebè, un sostegno mensile fino a 160 euro, legato all’ISEE. Il governo lo ha eliminato nel 2022 senza offrire un’alternativa immediata. L’Assegno Unico Universale è arrivato solo a marzo, lasciando scoperti i primi mesi di vita dei neonati del 2022. In pratica, nessun aiuto economico nei momenti più delicati per queste famiglie.
Assegno Unico: più selettivo che universale
Presentato come una rivoluzione nel welfare, l’Assegno Unico Universale ha introdotto diverse maggiorazioni dal 1° gennaio 2023:
- +50% per il primo anno di vita
- Premi extra per entrambi i genitori lavoratori
- Aumenti per madri under 21
Chi ha avuto figli nel 2022 ha visto solo briciole. Per esempio, un neonato di febbraio 2022 ha ricevuto l’aumento solo per un mese. Invece, i bambini nati nel 2023 hanno ottenuto il 50% in più per un anno intero. Nessuna retroattività, nessuna compensazione. Stessa età, trattamenti diversi.
Bonus Nido 2024: esclusi i bambini del 2022 e 2023
Nel 2024 il governo ha aumentato il Bonus Nido fino a 3.600 euro per il secondo figlio, ma solo se nato dal 1° gennaio 2024 in poi e se esiste già un figlio sotto i 10 anni. Una misura positiva, ma ancora una volta selettiva. I bambini nati tra il 2021 e il 2023 restano tagliati fuori. Nessuna maggiorazione, nessun arretrato.
Congedo parentale all’80%? Ma solo per chi arriva dopo
Anche sul fronte del congedo parentale, il governo ha premiato solo i genitori più recenti. Nel 2023 ha introdotto un mese retribuito all’80%, ma solo per chi ha concluso la maternità o paternità dopo il 1° gennaio. Chi ha avuto figli prima, si è dovuto accontentare del 30%.
Nel 2024, i mesi coperti all’80% sono diventati due, ma la regola è la stessa: esclusi i genitori con figli nati tra il 2021 e il 2023. Dal 2025, i mesi retribuiti all’80% saranno tre, ma sempre riservati a chi ha figli nati dopo il 31 dicembre 2024.
Bonus nuovi nati 2025: esclusione per un solo giorno
Nel 2025 arriva un nuovo incentivo: 1.000 euro una tantum per ogni neonato, adottato o affidato, sotto forma di carta prepagata. Ottimo per chi ha un figlio nel 2025. Ma se il bambino è nato il 31 dicembre 2024? Niente. Ancora una volta, una linea netta esclude chi ha avuto figli troppo presto.
Una transizione normativa senza tutele
Le famiglie con bambini nati tra il 2021 e il 2023 si sono ritrovate nel mezzo di una transizione normativa. I vecchi bonus sono scomparsi di colpo. I nuovi sostegni sono arrivati dopo, e solo per chi ha avuto figli successivamente. Nessuna misura ponte, nessuna flessibilità.
Queste famiglie hanno affrontato il periodo più duro della pandemia, con ospedali sotto pressione e isolamento sociale. Nessun aiuto strutturale, solo esclusioni. E oggi si vedono superate da chi ha avuto figli pochi mesi dopo.
Figli di serie A e figli di serie B
Mentre i governi parlano di denatalità e incentivano la natalità, nei fatti creano una disparità evidente: figli di serie A, nati al momento giusto, e figli di serie B, ignorati dalle politiche sociali. Il calendario decide chi merita il sostegno. E i genitori? Pagano il prezzo di essere arrivati nel momento sbagliato.
Se l’Italia vuole davvero sostenere la natalità, non può dimenticare intere generazioni. I figli nati tra il 2021 e il 2023 esistono. Hanno bisogno – come tutti – di cura, sostegno e riconoscimento. Non si possono costruire politiche familiari efficaci se si continua a ignorare chi ha avuto il coraggio di diventare genitore nei tempi più incerti.
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