Flashmob nazionale di docenti e ATA: 'vogliamo dignità e stipendi adeguati'

Docenti e ATA in piazza in tutta Italia per chiedere stipendi dignitosi e stabilità lavorativa. “Non si può più vivere con dignità nella scuola pubblica”.

27 maggio 2025 19:01
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In una mobilitazione spontanea e apartitica, insegnanti e personale ATA di tutta Italia hanno dato vita a un flashmob nazionale che ha coinvolto simultaneamente numerose città italiane. L’iniziativa vuole portare sotto i riflettori la crescente crisi del sistema scolastico statale, aggravata da anni di precarietà lavorativa e salari non adeguati al costo della vita. La protesta si è concentrata sulla richiesta di un riconoscimento concreto del valore professionale di chi quotidianamente garantisce il funzionamento dell’istruzione pubblica.

Una mobilitazione dal basso per la dignità nella scuola

Un coordinamento spontaneo di docenti e personale ATA ha organizzato un flashmob nazionale che si è svolto contemporaneamente in molte città italiane, tra cui Roma, Milano, Bologna, Napoli e Cagliari. L’iniziativa, priva di affiliazioni politiche, nasce dall’esigenza urgente di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni sulle condizioni lavorative sempre più critiche nella scuola statale. A Roma, la manifestazione si è svolta in piazza Montecitorio, cuore della politica italiana, dove al termine del flashmob è stato consegnato al Segretario della 7ª Commissione del Senato un documento ufficiale contenente le principali rivendicazioni del personale scolastico.

“Non si può più vivere con dignità”: il grido d’allarme dei lavoratori della scuola

“Cosa ci spinge a scendere in piazza? Il fatto che non si può più vivere con dignità”, ha dichiarato Silvia Zanetti, una delle partecipanti, intervistata da Orizzonte Scuola. I dati sono eloquenti: i docenti italiani percepiscono in media circa 30.000 euro l’anno, ben al di sotto dei 40.000 della media europea. Ancora più gravi le condizioni del personale ATA, che deve far fronte a stipendi netti di circa 1.200 euro mensili, insufficienti a coprire le spese quotidiane. I manifestanti hanno sottolineato che da oltre trent’anni la situazione retributiva e contrattuale del personale scolastico rimane sostanzialmente immutata. Una stagnazione che si scontra con l’aumento del costo della vita e con un sistema fiscale tra i più onerosi d’Europa.

Il personale ATA: “Siamo le colonne portanti della scuola pubblica italiana”

Durante la manifestazione, i partecipanti hanno ribadito con forza il loro ruolo cruciale nel sistema educativo nazionale: “Siamo le colonne portanti della scuola pubblica italiana”, hanno affermato. Tuttavia, la mancata valorizzazione economica e professionale ha reso insostenibile una professione che, oltre alla responsabilità formativa, implica un impegno costante, spesso in condizioni difficili. L’Italia, rispetto ad altri Paesi europei, non solo offre stipendi più bassi al personale scolastico, ma grava su di essi anche con una tassazione elevata, in un contesto economico segnato da inflazione e aumento dei costi primari.

Richieste chiare: stipendi europei e stabilità lavorativa degli ATA

Il movimento, che si definisce “dal basso” e completamente autonomo, chiede semplicemente il riconoscimento di diritti fondamentali: stipendi dignitosi, allineati alla media europea, e condizioni contrattuali stabili. Attualmente, la differenza salariale rispetto ai colleghi dell’Unione Europea si aggira sui 300-350 euro netti mensili.

Fabrizio Sau, uno dei promotori dell’iniziativa, ha commentato: “Un Paese che non investe sull’istruzione è un Paese che non può avere un futuro”. Ha inoltre espresso profonda preoccupazione per la proposta di aumenti contrattuali in discussione – circa 130-150 euro lordi – ritenuti largamente insufficienti a colmare la perdita del potere d’acquisto accumulata negli ultimi anni.

Un movimento che non si fermerà

Il flashmob non è che l’inizio: il coordinamento promette che la mobilitazione proseguirà fino a quando non verranno ottenuti risultati concreti. L’obiettivo è chiaro: ottenere un investimento serio e strutturale nel sistema scolastico italiano, che restituisca dignità e motivazione a chi lavora ogni giorno per formare le generazioni future. La scuola pubblica italiana, sostengono i manifestanti, ha bisogno di un cambiamento radicale. Non si chiede il superfluo, ma l’essenziale: poter lavorare con serenità, in condizioni di rispetto e giusta retribuzione.