Giovani e disinformazione: nasce un piano del governo per leggere con spirito critico
Il governo finanzia l’acquisto di giornali in 877 scuole per combattere la disinformazione tra i giovani e promuovere un’educazione critica alle fonti


Il governo interviene contro la disinformazione giovanile, stanziando contributi per 877 scuole. Barachini lancia un monito: serve educare alla lettura consapevole, valorizzando l'informazione professionale e rafforzando il pensiero critico fin dai primi anni di scuola
Allarme disinformazione tra i giovani
“I giovani non sono stimolati ad informarsi su giornali né cartacei né online”, ha dichiarato Alberto Barachini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria, lanciando un allarme sulla fragilità informativa delle nuove generazioni. Secondo Barachini, il problema non è solo quantitativo, ma qualitativo: i ragazzi faticano a distinguere tra fonti autorevoli e fake news, in un ambiente digitale dove l’informazione è veloce, impersonale e priva di responsabilità editoriale. Per invertire la tendenza, il governo ha stanziato contributi per l’acquisto di giornali in 877 scuole italiane.
Un decreto per portare i giornali in classe, promuovendo il confronto tra notizie, opinioni e fonti per combattere la disinformazione
L’iniziativa si basa sull’attuazione dell’art. 1, comma 389 della legge 160/2019, modificata nel 2023, che semplifica l’accesso ai fondi per tutte le scuole di ogni ordine e grado. I contributi potranno essere utilizzati per abbonamenti a quotidiani, periodici e riviste scientifiche, con una novità: il riferimento temporale sarà l’anno scolastico 2024/2025, non più l’anno solare. Questo cambiamento mira a integrare stabilmente la lettura della stampa nel percorso didattico, promuovendo il confronto tra notizie, opinioni e fonti. Non più un’azione episodica, ma un investimento continuativo nella cittadinanza attiva.
Contrastare la cultura del titolo
Barachini sottolinea che approfondire, senza fermarsi ai titoli, è oggi più che mai necessario per comprendere la complessità del mondo. La cultura del “titolo condiviso” e dello scrolling rapido indebolisce il pensiero critico e la capacità di orientarsi nell’infosfera. “È importante distinguere tra informazione professionale e contenuti distribuiti senza volto”, ha affermato, lanciando anche una sfida ai giornali: parlare un linguaggio più accessibile e vicino alle nuove generazioni, senza rinunciare al rigore informativo. Solo così si può ricostruire un legame di fiducia tra editoria e giovani lettori.
Un investimento per la democrazia
La misura è molto più che un sostegno all’editoria: è una strategia educativa per rafforzare la democrazia. In un contesto in cui le fake news minacciano la coesione sociale, formare cittadini consapevoli e ben informati è una priorità. L’educazione all’informazione professionale non può essere rimandata: deve iniziare fin dai banchi di scuola, coinvolgendo ogni grado d’istruzione. L’azione del governo rappresenta un passo concreto per contrastare la disinformazione e promuovere la lettura critica, con l’obiettivo di rendere i giovani protagonisti attivi nella costruzione della società.