Il Ministero condannato a risarcire per abuso di precariato

Il Ministero condannato a risarcire sette docenti dopo anni di precariato. Altre sentenze simili attese a luglio per casi analoghi in tutta Italia

26 maggio 2025 16:37
Il Ministero condannato a risarcire per abuso di precariato - Sentenza
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Il Tribunale del Lavoro di Rimini ha riconosciuto un risarcimento di 220.000 euro a sette docenti di religione, per l’abuso reiterato di contratti a termine. La causa si fonda su normative italiane e comunitarie che vietano l’uso prolungato del precariato senza stabilizzazione, il Ministero condannato a risarcire sette docenti

Settimane di supplenze, anni di attesa, il Ministero condannato a risarcire sette docenti

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito è stato condannato dal Tribunale del Lavoro di Rimini a risarcire sette docenti di religione per l’abuso di contratti a tempo determinato. Il giudice ha disposto un rimborso complessivo di 104 mensilità, pari a 220.000 euro, cui si aggiungono circa 20.000 euro di spese legali. I docenti hanno prestato servizio per anni in condizioni di precarietà, senza mai essere stabilizzati, nonostante l’alternanza regolare e continua dei contratti annuali. Alla base della sentenza, l’assenza di un percorso di assunzione stabile, nonostante l’evidente esigenza strutturale di personale.

Una giurisprudenza sempre più chiara

Non si tratta di un caso isolato. Già nel 2023, il Tribunale di Modena aveva disposto un risarcimento di nove mensilità in favore di un docente IRC che aveva lavorato con supplenze annuali dal 2011/2012 fino al 2022, senza interruzioni. A luglio 2025 sono attese altre dieci pronunce analoghe, che potrebbero determinare nuove condanne per il Ministero, qualora vengano riconosciute le stesse violazioni. Le sentenze si fondano sul principio giuridico che vieta la reiterazione di contratti a termine oltre i 36 mesi, in assenza di soluzioni concrete per l’assunzione a tempo indeterminato.

I fondamenti normativi dei ricorsi per risarcire i docenti da anni di precariato

Le azioni legali si basano su una serie di disposizioni italiane ed europee. Tra queste: art. 32, c. 5 della legge 183/2010, art. 5, c. 4-bis del D.Lgs. 368/2001, art. 19, c. 2 del D.Lgs. 81/2015. Tutti questi riferimenti limitano l’uso dei contratti a tempo determinato, specialmente quando il lavoro svolto è continuativo e strutturale. Fondamentali anche due decisioni: quella della Corte di Giustizia UE (causa C-282/2019 del 13 gennaio 2022) e quella della Corte di Cassazione (sentenza n. 18698/2022), che hanno confermato l’illegittimità dell’abuso contrattuale, in violazione della direttiva 1999/70/CE.

Un concorso fantasma da oltre vent’anni

A peggiorare il quadro è la mancanza cronica di concorsi per l’assunzione degli insegnanti di religione cattolica. La legge 186/2003 prevedeva l’indizione di procedure concorsuali ogni tre anni, ma di fatto non sono mai state rispettate le scadenze previste. Questa inerzia amministrativa ha contribuito, secondo i giudici, a creare una condizione di precariato strutturale, che lede i diritti fondamentali dei lavoratori. L’assenza di percorsi di stabilizzazione non solo è in contrasto con la normativa europea, ma configura un’ingiustizia sistemica, alla quale la giurisprudenza sembra ora voler porre rimedio.