lunedì, 7 Ottobre 2024
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Il Trattamento di fine Rapporto (TFR): nuova riforma in arrivo

Il governo propone una riforma TFR: il 25% dei nuovi assunti andrà in un fondo pensione. Per i già impiegati, il sarà destinato ai fondi per "silenzio assenso"

Il futuro del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è al centro del dibattito politico, con il governo pronto a proporre una riforma radicale. Questa riforma prevede che i nuovi assunti destinino obbligatoriamente il 25% del TFR a un fondo pensione. Per i lavoratori già impiegati, invece, potrebbe entrare in vigore il meccanismo del “silenzio assenso”, dove il TFR confluirà automaticamente in un fondo pensione, salvo diversa scelta esplicita.

Questa misura, attualmente in fase di studio, fa parte di un ampio pacchetto di riforme previdenziali. L’obiettivo è affrontare l’innalzamento dell’età media e la crescente pressione sul sistema pensionistico pubblico. I vantaggi di destinare il TFR a un fondo pensione sono diversi: tassazione agevolata, possibilità di richiedere anticipazioni o riscatti, e l’accesso alla RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata).

Tuttavia, esiste un problema: senza una scelta attiva del lavoratore sull’investimento, il TFR rischia di finire in comparti meno redditizi.

Il rischio dell’obbligo di destinare il TFR a un fondo pensione

Ogni fondo pensione offre linee di investimento differenti, con diversi livelli di rischio e rendimento. Gli aderenti possono personalizzare il proprio piano previdenziale in base alla propensione al rischio, all’orizzonte temporale e agli obiettivi finanziari. Le linee d’investimento variano da quelle dinamiche, con una maggiore esposizione al mercato azionario, a quelle più conservatrici, che preferiscono titoli di stato e obbligazioni.

Se il lavoratore non sceglie attivamente il comparto d’investimento, il TFR verrà destinato alle linee più prudenti. Queste linee, sebbene riducano il rischio di perdite, offrono rendimenti bassi, spesso inferiori alla rivalutazione del TFR lasciato in azienda.

Il TFR aziendale beneficia di un meccanismo di rivalutazione legato all’inflazione e a un tasso fisso, il che lo rende più vantaggioso in molti casi.

TFR nel fondo pensione: come evitare errori

Negli ultimi anni, il Trattamento di fine rapporto lasciato in azienda ha mostrato una rivalutazione superiore rispetto ai comparti più conservativi dei fondi pensione, in particolare quelli assegnati tramite il meccanismo del silenzio-assenso. La COVIP, nella sua ultima relazione, ha evidenziato che le linee d’investimento più dinamiche dei fondi pensione hanno ottenuto rendimenti medi annui tra il 4,2% e il 4,5%. Al contrario, le linee più conservative hanno registrato rendimenti vicini allo zero, non riuscendo a competere con il 2,5% di rivalutazione del TFR accantonato in azienda.

Come evitare il boomerang della riforma

Sebbene la riforma proposta dal governo miri a migliorare la situazione previdenziale, la scelta del comparto d’investimento può rappresentare un rischio per i lavoratori. I vantaggi fiscali di trasferire il TFR in un fondo pensione non bastano da soli: occorre scegliere attentamente il fondo più adatto alle proprie esigenze. La scelta non è definitiva e richiede una costante revisione nel tempo.

Una strategia di investimento efficace deve tenere conto dell’età e degli obiettivi finanziari del lavoratore. I più giovani possono beneficiare di linee più aggressive per massimizzare la crescita nel lungo periodo, mentre avvicinandosi all’età pensionabile conviene ridurre gradualmente l‘esposizione al rischio.

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