Italia crisi universitaria e riscatto giovanile: cosa dice l’OCSE
Italia ultima in OCSE per laureati ma prima nella riduzione dei NEET: il rapporto 2025 mostra un Paese diviso, tra ritardi strutturali e segnali di riscatto.
Il rapporto “Education at a Glance 2025” fotografa un’Italia spaccata: fanalino di coda per numero di laureati, con appena il 22% contro il 42% della media OCSE, ma in forte recupero nella lotta ai NEET, dove guida i progressi internazionali. Un quadro fatto di luci e ombre, con segnali di ripresa ma anche ritardi strutturali.
Laureati ancora troppo pochi
Il primo dato che emerge è il grave ritardo dell’Italia nell’istruzione terziaria. Solo il 22% degli adulti possiede una laurea, meno della metà rispetto alla media OCSE del 42%. Tra i giovani la situazione non migliora: appena il 32% dei 25-34enni ha completato un percorso universitario, contro il 48% della media europea. Questo gap non è solo numerico, ma mina la competitività nazionale, poiché un Paese con pochi laureati rischia di non avere sufficiente capitale umano qualificato per sostenere crescita e innovazione. Inoltre, in Italia i benefici economici di una laurea sono meno evidenti rispetto ad altri paesi, riducendo l’attrattiva dell’università per le nuove generazioni.
Occupazione e disparità territoriali
Il tasso di occupazione dei laureati italiani è all’85%, vicino alla media OCSE, ma il dato nasconde forti disparità regionali. Se in Valle d’Aosta si raggiunge il 91%, in Calabria si scende al 71%. Ancora più netti i divari per chi possiede solo un titolo di scuola primaria: 37% di occupati in Campania contro il 75% in Alto Adige. A ciò si aggiunge la piaga della disoccupazione di lunga durata, che colpisce il 57% di chi non ha un titolo superiore: oltre un anno senza lavoro, con conseguenze sociali e psicologiche gravi, aggravando l’esclusione e la perdita di competenze. Questi dati mostrano un’Italia spaccata in due, dove il livello di istruzione incide profondamente sulla possibilità di inserimento lavorativo e sulla qualità della vita.
L’Italia guida la lotta ai NEET
Nonostante le criticità, un segnale positivo arriva dalla riduzione dei NEET. Tra il 2019 e il 2024 la quota di giovani fuori da scuola e lavoro è calata di 8 punti percentuali, il miglior risultato tra i paesi OCSE. Tale successo è legato a politiche mirate, come il Piano NEET del 2022, che ha favorito l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e nella formazione. Il traguardo dimostra che, con interventi mirati, è possibile invertire tendenze consolidate. Per il futuro, però, occorre una strategia integrata che rilanci l’università rendendola più accessibile, collegata al mercato e in grado di generare reali opportunità. Solo così l’Italia potrà superare il suo dualismo: pochi laureati ma passi avanti nella coesione sociale.