HomeUniversitàLa prima laurea discussa da un'Intelligenza Artificiale: il caso dell’Università di Cassino

La prima laurea discussa da un’Intelligenza Artificiale: il caso dell’Università di Cassino

All’Università di Cassino, l'intelligenza artificiale discute una tesi magistrale: un esperimento che ridefinisce educazione, linguaggio e apprendimento.

Il mondo dell’istruzione superiore è entrato in una nuova fase di trasformazione. All’Università di Cassino, un evento senza precedenti ha attirato l’attenzione del mondo accademico e mediatico: per la prima volta, una tesi di laurea magistrale è stata discussa non da una studentessa in carne e ossa, ma da un avatar alimentato da Intelligenza Artificiale. Il progetto, frutto di una ricerca avanzata, ha posto interrogativi profondi sul futuro della formazione, del linguaggio e delle interazioni tra umani e macchine. In un’epoca in cui l’Intelligenza Artificiale non solo supporta ma interpreta e argomenta, si aprono scenari che mettono alla prova i fondamenti stessi della didattica e della conoscenza.

Una tesi discussa da un avatar

La protagonista dell’esperimento è una studentessa del corso magistrale in Scienze dell’educazione che, con l’aiuto di un modello linguistico AI, ha addestrato un avatar digitale basato su una scansione 3D del proprio volto e corpo. Il motore di Intelligenza Artificiale ha ricevuto in input l’intera tesi e le fonti scientifiche utilizzate per la sua redazione. Il giorno della discussione, è stato l’avatar a prendere la parola, rispondendo alle domande della commissione, argomentando le tesi con coerenza e interagendo in tempo reale.

Un progetto di ricerca interdisciplinare

Il lavoro nasce all’interno di TIRESIA (Team Interateneo Ricerca Educativa su Intelligenza Artificiale), gruppo di ricerca congiunto tra l’Università di Cassino e quella di Salerno. Da due anni TIRESIA esplora come l’IA possa essere integrata in modo critico nei contesti educativi. Il gruppo ha sviluppato l’interfaccia in ambiente Unity e realizzato l’avatar, coniugando competenze pedagogiche, informatiche e cognitive. La studentessa, Veronica, ha avuto un ruolo attivo nella scrittura dei contenuti e nell’addestramento del sistema, dimostrando il valore della co-progettazione tra umani e AI nei processi formativi.

Linguaggio e cultura nell’era dell’IA

L’aspetto più dirompente dell’esperimento non è soltanto tecnologico, ma epistemologico. L’Intelligenza Artificiale non si limita più a supportare l’attività umana, ma entra nel cuore del linguaggio, ovvero nella dimensione in cui la conoscenza prende forma, si trasmette e si rielabora. Il linguaggio, in questo scenario, non è più un’esclusiva dell’essere umano, ma uno spazio condiviso con le macchine. Questo porta a ridefinire i concetti stessi di apprendimento e partecipazione accademica.

Dal tutor virtuale alla formazione personalizzata

L’uso dell’IA in ambito educativo apre le porte alla creazione di tutor virtuali intelligenti, capaci di adattarsi ai ritmi e agli stili di apprendimento degli studenti. Tuttavia, la vera sfida non è solo tecnica: riguarda l’adozione di nuovi modelli cognitivi e di apprendimento. L’intelligenza artificiale, infatti, può essere usata per costruire ambienti dinamici, in cui lo studente sperimenta, interagisce e sviluppa pensiero critico.

Oltre il test di Turing: le università come spazi protetti

L’evento ha anche un valore simbolico: segna il superamento del tradizionale test di Turing e l’ingresso in un’epoca in cui l’interazione con le macchine è continua e spesso indistinguibile da quella con esseri umani. In questo contesto, le università rappresentano il luogo ideale per sperimentare in modo etico l’uso dell’IA, offrendo un ambiente protetto in cui osservare, correggere, valutare e progettare nuove pratiche.

Pensiero critico e consapevolezza tecnologica

La crescente diffusione dell’IA impone all’educazione una sfida cruciale: formare cittadini capaci di usare consapevolmente la tecnologia. Il pensiero critico diventa lo strumento essenziale per non subire l’automazione, ma per trasformarla in un’occasione di crescita e innovazione. Gli algoritmi tendono a offrire risposte standardizzate, ma solo una mente educata all’indipendenza e alla riflessione può cercare soluzioni fuori dagli schemi. In questo senso, l’IA può diventare un alleato per costruire contesti di apprendimento generativi, aperti, trasformativi.

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