Con lโentrata in vigore della riforma del cuneo fiscale 2025, molti lavoratori hanno sperimentato effetti diversi da quelli promessi. Il nuovo sistema di calcolo, che sostituisce quello legato allโimponibile previdenziale con quello sullโimponibile fiscale, ha infatti creato uno squilibrio evidente tra dipendenti pubblici e privati. I dipendenti pubblici, soggetti a trattenute previdenziali piรน elevate, si ritrovano con una base fiscale piรน bassa, che limita il beneficio del bonus. Solo chi supera i 32.000 euro annui di reddito puรฒ iniziare a notare miglioramenti reali, lasciando penalizzate le fasce retributive piรน basse.
Dipendenti pubblici svantaggiati: le trattenute erodono il vantaggio del bonus
A differenza dei lavoratori del settore privato, i dipendenti pubblici devono far fronte a un carico contributivo piรน pesante. Oltre alla consueta aliquota per la pensione, sono soggetti a un’imposta del 2% sul TFR e a una trattenuta per il fondo credito. Questo porta le ritenute previdenziali allโ11,15%, contro il 9,19% del privato. Il risultato รจ un imponibile fiscale inferiore, che limita il vantaggio del bonus Meloni nel nuovo sistema. Sebbene la riforma sia stata presentata come favorevole ai redditi bassi, nella realtร , molti lavoratori pubblici e chi ha redditi medi tra i 15.000 e i 32.000 euro hanno riscontrato un calo nel netto mensile, segnando una netta inversione di tendenza rispetto alle aspettative.
Redditi medio-bassi penalizzati: meno soldi in busta paga rispetto al vecchio bonus
Il nuovo sistema ha prodotto effetti controproducenti proprio sulle categorie che la riforma dichiarava di voler tutelare. I lavoratori con redditi fino a 15.000 euro continuano a ricevere un beneficio fiscale, sebbene piรน contenuto. Tuttavia, per chi guadagna tra i 15.000 e i 32.000 euro, la nuova struttura porta a un vantaggio minore rispetto al vecchio Bonus Meloni, risultando in buste paga piรน leggere. Proprio le fasce medio-basse, che avevano tratto maggiore giovamento dalle precedenti misure, oggi si ritrovano a fronteggiare una realtร piรน severa. Lโeffetto combinato di unโimponibile fiscale piรน basso e di detrazioni ridotte ha ridimensionato lโimpatto positivo atteso dalla riforma.
Chi beneficia davvero della riforma: vantaggi per redditi tra 35.000 e 45.000 euro
Non tutti i lavoratori escono svantaggiati dalla riforma del 2025. I maggiori benefici si riscontrano tra chi ha un imponibile previdenziale compreso tra i 35.001 e i 45.000 euro. In questa fascia, la nuova detrazione decrescente consente un incremento del netto annuo fino a 1.000 euro. A trarne vantaggio sono in particolare impiegati di medio livello, quadri aziendali e lavoratori del settore privato con anzianitร contributiva. Questo risultato deriva dalla combinazione tra unโimponibile fiscale piรน alto e la struttura delle detrazioni fiscali, che si mantengono favorevoli fino alla soglia dei 40.000 euro, anche se in misura decrescente. Tuttavia, queste categorie rappresentano una minoranza rispetto al totale dei lavoratori, lasciando ampi margini di insoddisfazione tra la popolazione attiva.
Riforma del cuneo fiscale: aspetti positivi e nodi critici da affrontare
La transizione da una misura transitoria a una struttura fiscale permanente ha segnato un cambiamento significativo. Tra i vantaggi, si evidenziano una maggiore prevedibilitร delle detrazioni, la stabilitร delle retribuzioni e lโeliminazione dei ricalcoli legati alle dinamiche previdenziali. Tuttavia, le criticitร sono altrettanto evidenti: i lavoratori pubblici risultano penalizzati dalla base imponibile inferiore, i redditi medio-bassi percepiscono meno vantaggi rispetto al passato e il clima di insoddisfazione รจ acuito da una comunicazione istituzionale ottimistica, spesso lontana dalla realtร vissuta dai contribuenti. Per riequilibrare il sistema e tutelare realmente i lavoratori piรน fragili, sarร necessario un intervento correttivo giร nei prossimi mesi.
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