Lo scrittore Enrico Galiano replica alle accuse sui social: 'Insegno dove servono idee, non giudizi'
Galiano difende la scelta di insegnare in periferia e accusa alcuni colleghi di bullismo social, rilanciando il valore della scuola contro ogni giudizio
Lo scrittore e insegnante Enrico Galiano risponde duramente a un collega che lo accusa di evitare il confronto insegnando in una “scuoletta di periferia”. La sua replica difende la scelta educativa, denuncia il bullismo tra docenti e rilancia il valore delle scuole di frontiera come luoghi di passione, inclusione e innovazione
Un attacco social accende il dibattito
Un commento pubblicato sui social ha innescato una polemica accesa intorno alla figura di Enrico Galiano, insegnante e scrittore noto per il suo impegno nel mondo della scuola. Un utente, che si presenta come docente, ha criticato la sua scelta di insegnare nella “scuoletta di periferia” di Pravisdomini, suggerendo che la decisione fosse dettata da una “paura del confronto” con ambienti più impegnativi, come Pordenone. Il tono del messaggio è stato percepito da molti come provocatorio e denigratorio. Galiano ha deciso di replicare pubblicamente, offrendo una riflessione profonda e accorata sulle sue motivazioni e denunciando un atteggiamento tossico da parte di alcuni colleghi.
Enrico Galiano: 'Scelgo la mia scuola per ciò che offre, non per ciò che manca'
Nella sua lunga risposta, Galiano ha chiarito che la sua decisione di lavorare a Pravisdomini non è legata a una fuga dal confronto, ma alla ricchezza educativa e umana della scuola stessa. “Insegno lì perché ho trovato un team che condivide la mia visione, perché ci sono sedici nazionalità diverse tra gli studenti, perché si fanno corsi di teatro e musica”, spiega. Sottolinea anche l’importanza della dirigente scolastica appassionata, del servizio di doposcuola autofinanziato e della vicinanza a casa, che gli consente di raggiungere la scuola in bicicletta. “Anche se è un prefabbricato, non mancano mai le idee”, afferma, difendendo con orgoglio la qualità dell’offerta formativa. L’uso del termine “scuoletta” è stato definito da Galiano un segno di disprezzo gratuito e ignoranza, che mortifica il lavoro e l’impegno di tanti docenti.
Enrico Galiano: contro il bullismo tra docenti
Ma il vero nodo della questione, per Galiano, non è solo il contenuto dell’attacco, quanto il tono e il clima culturale che esso rappresenta. In un secondo post, lo scrittore ha puntato il dito contro “quei docenti che passano le giornate sui social a insultare gli altri, per poi parlare di cyberbullismo in classe”. Ha definito questa categoria come una “piccola ma pericolosa minoranza” capace di causare “danni incalcolabili”. Ha espresso la propria frustrazione verso un sistema che tollera giudizi sommari, dove le parole possono diventare strumenti di esclusione. La sua critica è rivolta soprattutto a una cultura educativa incoerente, in cui si insegna rispetto mentre si pratica disprezzo.
Difesa dell’esempio e della coerenza
Il dibattito ha posto l’attenzione su un tema cruciale: l’esemplarità del comportamento docente. “L’esempio vale più di mille prediche”, ha ricordato Galiano, rispondendo direttamente a chi lo accusava. Ha sottolineato che il confronto con studenti, famiglie e colleghi è costante nella sua attività, che lo porta a visitare “2-3 scuole a settimana in tutta Italia”. Ha concluso con una riflessione che è anche un messaggio per tutti: “Ogni scuola è importante, non perché è al centro o alla periferia, ma perché ci sono idee, passione, persone”. Con queste parole ha ribadito che il valore di un insegnante non si misura con il nome della scuola su un cartello, ma con la capacità di lasciare un segno autentico nella vita degli studenti.