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Maturità tra fiori e champagne: celebrazioni in crescita e il dibattito sull’autonomia dei giovani

Il dibattito sulle celebrazioni alla Maturità divide educatori e genitori: tra fiori e champagne, si riflette sul ruolo dell’autonomia e del sostegno familiare.

Negli ultimi anni, un fenomeno che in passato riguardava esclusivamente le lauree si sta affermando anche nel contesto della Maturità. Fiori, corone d’alloro, tappi di champagne che volano all’uscita delle scuole: sempre più famiglie trasformano l’esame di Stato in un vero e proprio rito di festeggiamento. Questo cambiamento, tuttavia, sta generando opinioni contrastanti tra educatori, psicologi e genitori, sollevando interrogativi sulla reale funzione educativa di queste celebrazioni.

Tra entusiasmo e preoccupazione: le posizioni degli educatori

Molti dirigenti scolastici e insegnanti guardano con preoccupazione a queste nuove abitudini. Temono che le celebrazioni eccessive, spesso organizzate ancor prima della conclusione dell’esame, possano minare il senso di responsabilità degli studenti e ostacolare la loro autonomia. Il professor Carlo Braga, ex preside e attuale presidente di commissione d’esame, sottolinea come questo fenomeno sia parte di una più ampia dinamica di “infantilismo generalizzato” che coinvolge sia genitori che figli. Secondo Braga, la presenza attiva e talvolta invadente dei genitori nel momento della prova riduce l’opportunità per i ragazzi di vivere con piena responsabilità una delle prime vere sfide della loro vita.

Una dirigente scolastica, intervistata da Il Messaggero, ha espresso lo stesso timore quando ha visto genitori pronti a stappare lo champagne per la figlia maturanda ancora prima della comunicazione ufficiale dell’esito. “Non va bene,” ha commentato, “non affrontano autonomamente la prova.”

Genitori divisi tra affetto e protagonismo

Dall’altra parte, molti genitori difendono con forza il diritto di festeggiare i successi dei propri figli. Per loro, la Maturità rappresenta un traguardo importante, non solo per i ragazzi ma anche per la famiglia che li ha sostenuti nel percorso scolastico. I festeggiamenti sono vissuti come una manifestazione d’affetto, un modo per valorizzare l’impegno e condividere l’emozione del momento. Secondo questa visione, negare questi momenti significherebbe sminuire l’importanza dell’esperienza e ridurre l’occasione di consolidare i legami familiari in un passaggio simbolico verso l’età adulta.

La lettura degli esperti: un bisogno di riconoscimento adulto

Lo psicologo Matteo Lancini, docente all’Università di Milano-Bicocca, offre una lettura più articolata del fenomeno. Per lui, queste celebrazioni non sono un semplice eccesso d’entusiasmo, ma riflettono il bisogno degli adulti di sentirsi adeguati nel loro ruolo genitoriale.

Lancini afferma: “Il punto fondamentale è capire che i problemi dei ragazzi non sono i genitori che amano troppo, i social, o i videogiochi, ma un mondo di adulti che escludono completamente i figli e continuano a mettersi al centro per sentirsi all’altezza della situazione.” Secondo lo psicologo, più che un problema di affetto, si tratta quindi di un disallineamento tra il bisogno di protagonismo degli adulti e la reale crescita autonoma dei giovani.

Tra tradizione e cambiamento

Il dibattito resta aperto. La Maturità, da momento solenne e individuale, si sta trasformando in una festa collettiva che coinvolge le famiglie in modo sempre più visibile. È lecito chiedersi se ciò arricchisca l’esperienza educativa o, al contrario, ne riduca il valore formativo. Forse, come in molte cose, la risposta sta nel giusto equilibrio: celebrare senza sostituirsi, accompagnare senza invadere, educare anche attraverso la festa.

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