Meloni: chi fa scena muta sarà bocciato, la linea dura sugli esami
Meloni attacca l’eredità del Sessantotto e rilancia merito e disciplina a scuola, illustrando nuove regole d’esame e invocando il coraggio della verità.
Nel suo intervento alla festa di Gioventù Nazionale, Giorgia Meloni ha denunciato il peso dell’ideologia sessantottina su scuola e università, rilanciando merito e disciplina come cardini della sua politica educativa. La premier ha illustrato nuove regole d’esame e ha invitato al “coraggio della verità” nel dibattito pubblico.
Il Sessantotto come origine della crisi
Alla festa di Gioventù Nazionale, Giorgia Meloni ha affermato che scuola e università sono intrappolate in una “gabbia ideologica” ereditata dalla sinistra del Sessantotto. Ha criticato i “disastri del ’68” e il concetto del “6 politico”, definendoli esempi di una meritocrazia distorta fondata su un’uguaglianza malintesa. La premier ha sottolineato che il suo governo intende “liberare” gli istituti formativi da questa impostazione culturale, considerata dannosa per la crescita e la responsabilità degli studenti. In questo contesto, Meloni ha richiamato la necessità di un nuovo patto educativo che riconosca il valore dell’impegno e del talento individuale come elementi centrali dell’ascensore sociale.
Merito e nuove regole d’esame
Per Meloni, il merito resta “l’unico vero ascensore sociale”, ma deve essere affiancato dall’uguaglianza delle condizioni di partenza. Ha accusato la sinistra sessantottina di aver tentato di estromettere la parola “merito” dal dibattito politico e rivendicato che il suo governo l’abbia posta “al centro” delle politiche per scuola, università e lavoro. Tra gli esempi pratici ha citato la riforma della Maturità: chi rifiuta di sostenere una prova d’esame viene bocciato e chi decide di non partecipare per motivi politici rischia di dover ripetere l’anno. Per la premier, questa linea rappresenta un messaggio chiaro: governare la scuola significa anche educare al rispetto delle regole, alla consapevolezza delle conseguenze e alla responsabilità personale.
Il coraggio della verità
Meloni ha incorniciato il suo intervento in un appello al “coraggio della verità”. Ha ricordato i tempi in cui si rischiava di essere aggrediti per aver scritto un tema sulle Brigate Rosse, sottolineando che oggi dire le cose col proprio nome può essere considerato un atto coraggioso. La premier ha ribadito: “non abbiamo paura”, rivendicando la propria libertà di parola e la volontà di smontare tabù culturali. Questo atteggiamento, ha spiegato, deve diventare esempio per i giovani: non uniformarsi per paura, ma esercitare pensiero critico e responsabilità. Nel suo discorso, Meloni ha quindi coniugato rigore, merito e libertà di espressione come pilastri per una nuova cultura educativa e civile.