Non si può dire 'cretino' a uno studente: docente sanzionato, la Cassazione dà ragione alla scuola

Cassazione conferma la censura a un docente che aveva insultato uno studente: l’epiteto “cretino” viola i doveri educativi, anche in situazioni tese

29 giugno 2025 15:53
Non si può dire 'cretino' a uno studente: docente sanzionato, la Cassazione dà ragione alla scuola - Sentenza
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Un insegnante modenese ha ricevuto una censura disciplinare per aver insultato dandogli del "cretino" uno studente durante una situazione di tensione in classe. Dopo il rigetto dei ricorsi al Tribunale e alla Corte d’Appello, il docente ha coinvolto la Cassazione, che ha confermato la legittimità del provvedimento sanzionatorio per violazione del dovere educativo

L’episodio e la sanzione del dirigente

Un insegnante di un istituto scolastico del modenese ha ricevuto una sanzione disciplinare di censura per aver rivolto l’epiteto di “cretino” a un alunno durante un momento di tensione in aula. Il provvedimento è stato emesso dal dirigente scolastico, in base al codice disciplinare applicato al personale docente della scuola pubblica, che prevede sanzioni per comportamenti lesivi della dignità degli studenti. Il docente ha ammesso di aver pronunciato quella parola, pur sostenendo che fosse scaturita da un contesto di forte stress.

I primi ricorsi respinti

Ritenendo il provvedimento eccessivo, l’insegnante ha presentato ricorso al Tribunale di Modena, chiedendone l’annullamento. La sua richiesta è stata respinta: secondo il giudice, il comportamento aveva violato i doveri istituzionali del docente, indipendentemente dalla situazione emotiva del momento. Lo stesso esito è arrivato dalla Corte d’appello di Bologna, che ha confermato la legittimità della sanzione, sottolineando che il rispetto verso gli studenti non può venir meno, nemmeno in presenza di provocazioni.

Il ricorso in Cassazione

Non soddisfatto delle sentenze precedenti, il docente ha proposto ricorso alla Corte di Cassazione, sostenendo che il giudice di primo grado avrebbe basato la decisione anche su presunti insulti mai pronunciati, aggravando ingiustamente la sua posizione. Tuttavia, come rilevato dalla Corte d’appello e confermato in sede di legittimità, l’unico comportamento sanzionato è stato l’utilizzo documentato del termine “cretino”, ammesso dallo stesso insegnante. I giudici hanno escluso che vi fossero altri elementi estranei alla vicenda.

Il giudizio definitivo della Cassazione

Con l’ordinanza civile n. 17064/2025, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, stabilendo che la sanzione era corretta, proporzionata e fondata. Il comportamento del docente è stato ritenuto una violazione dei doveri educativi e professionali, obbligatori per chi svolge un ruolo di guida e formazione nelle scuole pubbliche. Secondo la Corte, le tensioni del contesto non giustificano l’uso di insulti, e l’episodio non può essere riesaminato in sede di legittimità.

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