'Oggi vi mortifico': docente accusata di offese e umiliazioni, rinviata a giudizio

Una docente accusata di offese e umiliazioni in classe va a giudizio. Il caso riaccende il dibattito sul benessere scolastico e il patto educativo

27 giugno 2025 06:46
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Una docente 61enne della provincia di Taranto è stata rinviata a giudizio per presunti maltrattamenti verbali e umiliazioni e offese nei confronti degli studenti. Le indagini avrebbero rivelato frasi offensive, intimidazioni e prove scolastiche degradanti, generando un clima ritenuto oppressivo. La vicenda riapre il dibattito sul rispetto nella relazione educativa

Il contesto: segnalazioni e atti d’accusa per le presunte offese subite dagli studenti

I fatti risalgono all’anno scolastico precedente e coinvolgono una professoressa di scuola superiore accusata di aver instaurato in aula un clima vessatorio e lesivo della dignità degli studenti. Secondo l’accusa, la docente avrebbe usato un linguaggio volgare e intimidatorio, rivolgendosi agli alunni con frasi offensive e creando situazioni di disagio emotivo. In particolare, è stato denunciato un comportamento sistematico, con minacce e umiliazioni pubbliche che avrebbero generato ansia e isolamento in alcuni studenti.

Le frasi le offese e i comportamenti contestati

Tra gli episodi più gravi riportati in aula figurano espressioni come “oggi vi mortifico”, “non colleghi la lingua al cervello” e “non fare la cervellona”, rivolte con tono giudicato aggressivo e squalificante. In alcune occasioni, secondo quanto riferito dagli studenti, sarebbero state imposte interrogazioni a occhi chiusi con risposte da fornire in pochi secondi, creando una dinamica percepita come punitiva e lesiva dell’autostima. Una delle studentesse coinvolte avrebbe sviluppato un forte stato d’ansia, arrivando a isolarsi all’interno del gruppo classe.

L’iter giudiziario e le questioni procedurali

A far partire l’inchiesta è stata una denuncia da parte di una sola famiglia, nonostante gli episodi segnalati sembrerebbero aver coinvolto l’intera classe. Su questo punto si concentra ora una delle principali obiezioni della difesa: l’assenza di notifica dell’indagine agli altri genitori potrebbe rappresentare un vizio procedurale, con possibili ripercussioni sull’incidente probatorio. La richiesta di rinvio a giudizio è stata formalizzata dal pubblico ministero e si attende ora la decisione del giudice sull’apertura del processo.

Una riflessione sul patto educativo

Al di là dell’esito processuale, la vicenda solleva interrogativi profondi sul ruolo della relazione educativa e sul benessere psicologico degli studenti. Un contesto scolastico vissuto come ostile può compromettere non solo il rendimento ma anche la fiducia reciproca tra docenti e alunni, intaccando il patto formativo. L’episodio evidenzia l’importanza di un’azione preventiva basata sull’ascolto, il rispetto e l’equilibrio relazionale per garantire un ambiente di apprendimento sereno e inclusivo.