Plusdotati a scuola: come valorizzare i talenti per evitare disinteresse?
Valorizzare gli alunni plusdotati è fondamentale per evitarne l’isolamento e la noia. Servono docenti formati e percorsi educativi personalizzati


Gli alunni plusdotati hanno una mente brillante e una visione complessa del mondo, ma se ignorati o sottovalutati possono spegnersi nella noia. Per evitare isolamento e demotivazione, è fondamentale che la scuola riconosca il loro potenziale e attui strategie mirate per coltivarlo e renderlo risorsa per l’intera classe
Chi sono i bambini plusdotati
Gli alunni plusdotati, o “gifted”, rappresentano circa il 2% della popolazione scolastica. Si distinguono per abilità cognitive nettamente superiori alla media, una precoce padronanza linguistica e un’innata curiosità verso concetti anche astratti. Questi bambini spesso leggono molto presto, usano un vocabolario ricco e formulano domande che rivelano una riflessione matura e approfondita.
Nonostante le doti straordinarie, possono mostrare difficoltà di adattamento all’ambiente scolastico tradizionale, che raramente offre loro stimoli adeguati. A livello socio-emotivo, il loro sviluppo può risultare disarmonico: molto avanzati sul piano cognitivo, ma a volte più fragili dal punto di vista emotivo o motorio. È fondamentale, quindi, che i docenti sappiano riconoscere questi segnali e differenziare gli interventi educativi.
Plusdotati: la scuola come ambiente sfidante e inclusivo
Un bambino plusdotato, se ignorato o sottovalutato, rischia di sviluppare disinteresse, isolamento o frustrazione. Può sentirsi diverso dai coetanei e non riuscire a esprimere il proprio potenziale. L’obiettivo della scuola dovrebbe essere quello di offrire sfide proporzionate, favorendo il pensiero critico, la creatività e la partecipazione attiva.
Questo richiede una formazione specifica dei docenti, affinché imparino a individuare precocemente gli indicatori di plusdotazione e a progettare attività che valorizzino le eccellenze, evitando di appiattire l’insegnamento su standard medi. Anche il coinvolgimento delle famiglie e degli psicologi scolastici è cruciale per garantire un percorso educativo coerente e stimolante.
Il contributo delle neuroscienze
Le neuroscienze cognitive hanno ridefinito negli ultimi decenni la comprensione delle condizioni del neurosviluppo, fornendo strumenti fondamentali per interpretare in modo più preciso le differenze individuali. L’osservazione sperimentale delle funzioni del cervello ha permesso di delineare con maggiore chiarezza il profilo dei bambini iperdotati.
Queste conoscenze aiutano a distinguere la plusdotazione da altri disturbi, come i BES o i DSA, e a comprendere come un profilo cognitivo elevato non coincida necessariamente con uno sviluppo armonico in tutte le aree. I contesti scolastici devono tenere conto di queste specificità per evitare che la plusdotazione diventi una fonte di disagio invece che un’opportunità.
Prevenire la dispersione dei talenti
Offrire a questi alunni un contesto scolastico ricco di stimoli, laboratori avanzati, progetti interdisciplinari e percorsi personalizzati, può fare la differenza tra la dispersione e il fiorire del talento. È altrettanto importante promuovere il benessere emotivo e relazionale, evitando che la diversità cognitiva generi isolamento.
In una prospettiva realmente inclusiva, anche la plusdotazione va riconosciuta e accompagnata. Investire nell’educazione personalizzata dei gifted è una risorsa per l’intero gruppo classe e una sfida professionale appagante per ogni docente. Quando l’eccellenza viene coltivata e condivisa, tutta la scuola cresce con essa.