Precariato senza fine e formazione-spazzatura: i danni della politica alla scuola pubblica
La scuola affonda tra precariato record e formazione inutile. Un sistema che crea supplenti, viola le norme e trasforma l'istruzione in un business.


La scuola pubblica è al collasso tra un numero record di supplenze e una formazione ridotta a merce. Con dati allarmanti, emerge un sistema che forma docenti per poi abbandonarli a un precariato senza speranza, minando la continuità didattica e il futuro degli studenti. Di seguito il comunicato stampa del Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati giunto in redazione con preghiera di pubblicazione.
Supplenze record e formazione-spazzatura: la scuola pubblica precipita nella precarietà
5 agosto 2025 - Non è un’ironia del destino: è il risultato drammatico di una politica scolastica che forma migliaia di docenti per poi affidare le cattedre quasi esclusivamente a precari. I dati incredibili provano la distanza tra formazione e reale stabilizzazione lavorativa:
A Milano, nell’anno scolastico 2024/25, solo l’1,8% dei posti di sostegno è stato coperto da docenti di ruolo, contro un impressionante 98,2% di supplenti .
A Novara, il quadro è altrettanto agghiacciante: il 4% dei posti è andato ai docenti di ruolo, mentre il 96% è stato coperto da supplenze.
Di che formazione stiamo parlando, se dopo corsi selettivi, come il TFA, la quasi totalità dei specializzati non viene stabilizzata? Il meccanismo continua a formare, abilitare, ma non stabilizzare.
La formazione trasformata in merce
Il TFA sul sostegno, concepito come un percorso rigoroso (accesso selettivo, tirocinio intensivo, confronto con le scuole), si è quasi dissolto nel DL 71/2024: con esso introduzione dei corsi da 30 CFU online, sprovvisti di tirocinio, e accesso diretto alla prima fascia delle GPS anche senza esperienza inclusiva.
Nel frattempo, università, enti accreditati e piattaforme private proliferano micro-corsi, certificazioni, master, tutti venduti come scorciatoie per ottenere punteggio. La formazione diventa un prodotto e il docente un consumatore obbligato.
Il precariato come business
Il docente precario è spinto a comprare certificazioni, master, punteggi: un circuito che arricchisce chi eroga formazione, impoverisce la didattica e alimenta un sistema senza visione.
Nonostante siano disponibili oltre 22.000 docenti specializzati sul sostegno nella secondaria di secondo grado senza nomina nel 2024/25, molte cattedre restano scoperte per ragioni strutturali: uno stipendio da circa 1.600 € mensili non basta per vivere dignitosamente in città con elevati costi di affitto.
Violazioni normative e logica del contratto a termine
Lo Stato ignora la Direttiva europea 1999/70/CE e le sentenze della Corte di Giustizia (C‑50/13, C‑331/17), che vietano l’abuso sistematico dei contratti a termine. Non è solo illegalità: è strategia. Un modo per mantenere il personale sempre in formazione obbligatoria, sempre precario. Questo vincolo silenzioso costringe a comprare formazione anziché fruire di investimenti pubblici stabili.
Il costo della discontinuità
Quando il docente è instabile, lo è anche l’apprendimento degli studenti. Tra corsi rapidi e certificazioni usa e getta, la scuola smette di essere presidio di democrazia e coesione sociale.
Serve una visione nuova:
- Formazione qualificata, selettiva e con tirocinio obbligatorio;
- Assunzioni stabili per chi già ha completato percorsi seri;
- Piano di attrattività territoriale stipendi dignitosi, supporti abitativi in particolare per le regioni del Nord con più cattedre libere;
- Fine delle scorciatoie “formative” funzionali alla precarietà sistemica.
Solo così la formazione tornerà un processo coerente, utile, partecipato. Non più merce, ma diritto e dignità per il corpo docente.
CDSS