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Reverse culture shock: rientro a casa dagli studi all’estero con consapevolezza

Affronta il reverse culture shock dopo un'esperienza all'estero e reintegrati nella tua vita con serenità e consapevolezza.

Abbiamo ricevuto in redazione un comunicato dalla Startup Geeks, che affronta un tema di crescente importanza per molti studenti: il “reverse culture shock”, ovvero l’impatto psicologico del rientro a casa dopo un’esperienza di studio all’estero. Ogni anno, migliaia di studenti italiani vivono l’emozione e le sfide di adattarsi a nuove culture, per poi dover affrontare il complesso processo di reinserimento nella loro realtà di origine.

Tornare a casa dopo un’esperienza di studio all’estero: cos’è il “reverse culture shock” e come affrontarlo.

Ogni anno circa 80.000 studenti italiani vivono esperienze di studio all’estero, affrontando al rientro le sfide del “reverse culture shock“: circa il 40% di loro al rientro si sente “non compreso” dai propri amici e familiari.

I consigli della community Studey per affrontare il reinserimento in maniera serena
Studiare all’estero è un’esperienza che segna profondamente chi la vive, non solo per le opportunità accademiche e di crescita personale, ma anche per la sfida di immergersi in culture diverse. Tuttavia, il “reverse culture shock” o shock culturale inverso, ossia l’impatto psicologico del ritorno a casa, è un aspetto di cui si parla ancora troppo poco.

Negli ultimi anni, il numero di studenti italiani che scelgono esperienze di studio internazionali è in crescita. Secondo il Ministero dell’Istruzione e del Merito, oltre 70.000 studenti partecipano ogni anno al programma Erasmus, mentre più di 10.000 giovani italiani affrontano un anno scolastico all’estero attraverso scambi culturali, vivendo periodi prolungati in contesti sociali e scolastici completamente nuovi.

Questa esposizione alle culture straniere porta benefici evidenti: miglioramento delle competenze linguistiche, maggiore apertura mentale e capacità di adattamento. Tuttavia, l’impatto psicologico del ritorno a casa non deve essere sottovalutato.
Un report di NAFSA (National Association of Foreign Student Advisers) evidenzia come il rientro in patria, soprattutto per chi ha trascorso lunghi periodi all’estero, sia spesso accompagnato da emozioni contrastanti, come la nostalgia, il senso di frustrazione e di inadeguatezza. Secondo il British Council, circa il 40% degli studenti di rientro si sente “non compreso” dai propri amici e familiari, un fenomeno che può generare isolamento o difficoltà a riadattarsi.

Ogni fase dello shock culturale, dall’entusiasmo iniziale fino all’adattamento e all’accettazione, porta con sé emozioni e sfide uniche. Studey, la community che supporta gli studenti italiani all’estero, ha analizzato tutte le tappe di questa transizione culturale e ha realizzato dei consigli consigli pratici per viverle al meglio, ogni tappa di questa transizione culturale.

“Sappiamo che ogni studente ha una storia propria, una specifica sensibilità e una motivazione diversa e per questo con Studey desideriamo supportare i ragazzi in maniera più personalizzata possibile. C’è chi ha già le idee molto chiare e ancor prima di partire ha un piano da seguire, ma c’è anche chi è più timido o ha subito un’esperienza traumatica durante il proprio percorso scolastico e necessita di un nuovo inizio. Con Studey vogliamo rispondere a tutte le esigenze degli studenti” spiegano Tina Poletto e Andrea Nicassio, fondatori di Studey.

Fondata nel 2019 da Tina Poletto e Andrea Nicassio, Studey è la startup innovativa che punta a diventare il punto di riferimento degli studenti italiani all’estero: non limitandosi solo a orientare gli studenti durante la scelta del corso o università straniera adatta. Studey supporta gli studenti durante tutte le fasi del loro percorso universitario, dalla selezione dei corsi fino al post-arrivo in destinazione, fornendo loro orientamento, coaching personalizzato e mentoring.

Nata come un piccolo progetto di supporto tra amici e conoscenti, Studey è rapidamente cresciuta diventando un punto di riferimento per gli studenti italiani e ha seguito a oggi più di 500 studenti. Tina Poletto e Andrea Nicassio, entrambi laureati in Business alla Oxford Brookes University, hanno trasformato la loro esperienza personale e professionale in un’opportunità per migliaia di studenti.

Reverse culture shock: come aiutare gli studenti ad affrontarlo al meglio secondo Studey

Tutti coloro che si trasferiscono in un altro paese o si confrontano con una nuova cultura vivono un’esperienza di shock culturale. Questa transizione avviene in diverse fasi, ognuna delle quali è caratterizzata da stati d’animo particolari. Studey ha realizzato alcuni consigli pratici per affrontarla al meglio:

Informarsi: Maggiore è la conoscenza, minore sarà la paura, e si potrà vivere questa delicata transizione in modo più sereno. Ogni persona affronta questo percorso in modo diverso, quindi è importante ricordare che le esperienze variano da individuo a individuo;

Fase di Honeymoon: Le prime quattro settimane all’estero sono solitamente un periodo magico e pieno di entusiasmo. Tutto è nuovo e affascinante. In questa fase, è fondamentale approfittare delle opportunità e accumulare esperienze, ma non dimenticate di mantenere uno stile di vita sano. Mangiare bene, dormire almeno otto ore e, se necessario, assumere integratori sono azioni consigliate. Anche se questa fase è molto emozionante, richiede un grande dispendio di energie fisiche e mentali. È importante iniziare a pianificare le proprie giornate e fissare i primi incontri con i professori.

Fase di Shock Culturale: Qui ci si confronta con la “doccia di realtà”. Possono emergere situazioni spiacevoli o incomprensibili dovute al contatto con culture diverse. Malintesi con amici e la mancanza di alcune abitudini familiari possono generare disagio. Questa fase è normale: si sta costruendo una nuova casa lontano da casa. In questo periodo, è utile mantenere almeno tre incontri sociali a settimana (escludendo lezioni e chiamate con amici e familiari italiani). Se la nostalgia si fa sentire, potrebbe essere utile creare una lista di cose che si desidera fare al rientro. Non esitate a chiedere supporto: le università offrono vari contatti e servizi di assistenza psicologica. Fate attenzione al desiderio di isolarsi e alla tentazione di rimanere in casa a chattare, poiché queste tendenze potrebbero compromettere la vostra esperienza.

Fase di Adjustment: In questa fase si inizia a provare un crescente senso di familiarità. Si sviluppano nuove routine e ci si sente un po’ più a casa. Anche se possono persistere frustrazione, stress e stanchezza, si affiancano a una nuova tranquillità. Consigliamo di abbracciare il cambiamento, cercando di risolvere eventuali problemi non appena si presentano.

Fase di Acceptance: Qui si prova un senso di comfort e sicurezza in sé stessi, con una maggiore integrazione nella nuova cultura. È il momento ideale per provare nuove attività (come uno sport) e celebrare i propri progressi. Consigliamo di scrivere una lista di cose che amate della vostra nuova vita e di continuare a prendervi cura di voi stessi, rimanendo sempre autentici.

È importante notare che lo shock culturale non riguarda solo la cultura del paese ospitante, ma anche l’incontro con gli studenti internazionali provenienti da tutto il mondo.
Lo shock culturale inverso, invece, si verifica al rientro a casa e merita attenzione. Questa fase si caratterizza da un misto di entusiasmo nel rivedere amici e familiari, ma anche da frustrazione e rabbia.

È comune sentirsi non compresi, poiché il mondo a casa è andato avanti durante la vostra assenza. Inizialmente, gli altri possono mostrare curiosità, ma poi potrebbero percepirvi come ripetitivi o notare dei cambiamenti in voi. È consigliabile non isolarsi, mantenere una vita sociale attiva e ascoltare di più, piuttosto che parlare.

Il reverse culture shock risulta particolarmente intenso per chi ha vissuto esperienze all’estero brevi, come un anno scolastico o il programma Erasmus. In questi casi, il rientro è definitivo, portando a uno scontro con una realtà che si desiderava lasciare. Gli studenti si trovano così a dover adattarsi nuovamente al sistema educativo, il che può generare stress e difficoltà. Molti studenti raccontano di come le scuole non sempre riescano a supportarli adeguatamente al rientro, e questo può avere un impatto negativo sul voto di maturità, compromettendo le opportunità di accesso alle università estere.

Il supporto di Studey: un ponte tra culture

Studey si impegna a offrire un supporto pratico e psicologico per aiutare gli studenti a vivere al meglio ogni fase del proprio percorso all’estero e al rientro in patria. Attraverso guide pratiche, consigli per la gestione della transizione e supporto emotivo, l’obiettivo della startup è aiutare gli studenti a integrare al meglio le esperienze acquisite nel proprio percorso di crescita.

Ad oggi Studey è una community affermata che offre un’ampia gamma di servizi che coprono tutte le fasi del percorso accademico, inclusi orientamento pre-application, application e post-application, oltre a coaching individuale e mentoring di gruppo. I servizi offerti da Studey includono: selezione del corso e dell’università, preparazione della documentazione (lettere motivazionali, referenze, CV), invio della documentazione e mentoring e webinar e videoguide su metodo di studio, lavoro e shock culturale.

Tra le prestigiose istituzioni accademiche e organizzazioni con cui Studey ha stabilito collaborazioni figurano Oxford Brookes University, London Middlesex University, London South Bank, Hult Business School, Central Film School e Kaplan International Languages Schools.

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