Con il Decreto Legge n. 45 del 7 aprile 2025, il Governo avvia una serie di interventi urgenti per sostenere il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e garantire un avvio ordinato del prossimo anno scolastico. Tra le misure più rilevanti, spicca la riforma degli istituti tecnici, in linea con la Missione 4 – Componente 1 – Riforma 1.1 del PNRR. Questo intervento intende trasformare profondamente l’istruzione tecnica, allineandola alle reali esigenze del tessuto produttivo italiano. Dirigentiscuola, fonte dell’articolo, esamina detta riforma evidenziandone potenzialità, struttura e criticità.
Un nuovo assetto per gli istituti tecnici: più vicini al lavoro e all’innovazione
Il Decreto Legge 45/2025 introduce modifiche sostanziali al Decreto Legge 23 settembre 2022, n. 144 (convertito con modificazioni dalla Legge 17 novembre 2022, n. 175), includendo tre allegati che delineano nuovi indirizzi e quadri orari per gli istituti tecnici.
Questi istituti adotteranno un modello formativo ispirato al contesto internazionale del TVET (Technical and Vocational Education and Training), offrendo ai giovani percorsi scolastici capaci di aprire strade concrete verso un impiego qualificato o la prosecuzione degli studi, anche in forme specialistiche.
Obiettivi e struttura della riforma: cultura di base e flessibilità territoriale
La riforma punta a rinnovare i curricula degli istituti tecnici per rispondere alla richiesta di competenze generate dal piano nazionale Industria 4.0 e dai processi di digitalizzazione in corso. Gli studenti seguiranno un percorso articolato in due grandi aree:
- Area generale nazionale, comune a tutti gli indirizzi, che favorisce lo sviluppo di una solida cultura di base integrando sapere umanistico e scientifico-tecnologico.
- Area di indirizzo flessibile, che offre competenze tecnico-scientifiche e giuridico-economiche specifiche, modellabili anche in base alle esigenze del territorio.
Le scuole potranno personalizzare fino al 20% dell’orario complessivo grazie all’autonomia curricolare, utilizzando questa quota per rafforzare le discipline obbligatorie o introdurre nuovi insegnamenti. Tuttavia, ogni disciplina manterrà almeno il 75% del suo monte ore complessivo nel quinquennio.
Nel quinto anno, gli istituti potranno gestire fino al 30% del monte ore con flessibilità, per adattare i percorsi agli sbocchi professionali e accademici più coerenti con il contesto produttivo.
Un legame forte con il sistema produttivo e l’alta formazione
La riforma costruisce un ponte tra scuola e lavoro. I profili professionali dell’istruzione tecnica si collegheranno direttamente agli ITS Academy, alle lauree professionalizzanti e ai percorsi universitari STEM. Il nuovo impianto favorisce sinergie con il mondo economico-produttivo locale, nazionale e internazionale, garantendo percorsi coerenti con le evoluzioni del mercato.
Autonomia e formazione: le vere sfide per l’attuazione
Il Governo ha previsto l’adozione del regolamento attuativo entro 180 giorni dalla pubblicazione del decreto, con effetto dall’anno scolastico 2026-2027. Questa scelta concede un margine temporale più ampio, fissando un target attuativo al 31 dicembre 2024.
Tuttavia, le scuole incontrano ancora ostacoli concreti, soprattutto sul fronte dell’autonomia e della formazione del personale. La riforma, infatti, non prevede nuove risorse né strumenti aggiuntivi per dare forza alle scelte autonome delle scuole. Inoltre, il personale docente continua a partecipare alla formazione su base volontaria, un limite che rischia di indebolire l’intero impianto riformatore. Solo un intervento contrattuale potrà rendere la formazione obbligatoria e integrata nel servizio.
Prospettive e auspici per una riforma sostenibile
La riforma degli istituti tecnici rappresenta un passaggio fondamentale per il futuro della scuola italiana. Se ben attuata, potrà dare concrete opportunità ai giovani e rispondere alle vere necessità del mondo del lavoro.