La situazione relativa al rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) del comparto Istruzione e Ricerca per il triennio 2022-2024 si trova in una fase di profondo stallo. Le negoziazioni tra l’ARAN, l’agenzia che rappresenta il governo, e le organizzazioni sindacali si sono interrotte bruscamente, lasciando in sospeso il futuro normativo ed economico di tutto il personale scolastico. Questa impasse è il risultato di una frattura interna al fronte sindacale, che impedisce il raggiungimento della maggioranza necessaria per validare qualsiasi intesa. Di conseguenza, non solo gli aumenti salariali attesi restano bloccati, ma si accumulano anche gli arretrati, creando un clima di incertezza tra docenti e personale ATA.
La rottura al tavolo delle trattative per il rinnovo del CCNL 2022/24
L’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (ARAN) ha formalizzato la conclusione dei negoziati senza la firma di un accordo. La causa principale risiede nella spaccatura tra le sigle sindacali. Per poter siglare un’ipotesi di contratto è infatti indispensabile il consenso di organizzazioni che rappresentino almeno il 51% dei lavoratori del settore. Al momento, questa soglia non è stata raggiunta, paralizzando di fatto l’intero processo di rinnovo e impedendo qualsiasi progresso nelle trattative.
Le posizioni contrapposte dei sindacati
Il panorama sindacale appare nettamente diviso. Da una parte, sigle come CISL Scuola, ANIEF e SNALS si mostrano favorevoli a una firma immediata. Pur riconoscendo i limiti della proposta attuale, ritengono fondamentale sbloccare le risorse economiche già stanziate. Dall’altra parte, FLC CGIL e UIL Scuola mantengono una posizione critica, giudicando l’offerta del tutto insufficiente e chiedendo una revisione profonda del contratto prima di dare il loro assenso, bloccando di fatto la maggioranza.
La questione economica e gli arretrati nel rinnovo del CCNL 2022/24
Il nodo centrale del contendere è di natura economica. Il governo ha previsto un aumento salariale del 6%, di cui una parte (circa il 4%) è già stata anticipata nelle buste paga. Tuttavia, i sindacati contrari alla firma chiedono incrementi ben più consistenti, che si attestino intorno al 16%, per recuperare il potere d’acquisto perso a causa dell’inflazione. Nel frattempo, gli arretrati continuano a maturare, rappresentando una somma significativa che il personale attende da tempo e che incide pesantemente sugli stipendi.
Prospettive future e le possibili conseguenze
Senza un’intesa tra le parti, lo stallo rischia di protrarsi a tempo indeterminato. Questa situazione ha conseguenze dirette sul personale scolastico, che non vedrà riconosciuti gli aumenti contrattuali né riceverà gli arretrati maturati. Oltre all’aspetto economico, il mancato rinnovo congela anche ogni possibile miglioramento normativo su questioni cruciali come l’orario di lavoro, i carichi di studio e la valorizzazione professionale, temi che i sindacati considerano prioritari per il futuro della scuola.
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