Scuola e riforma 4+2: critiche su qualità didattica e tagli agli organici
I dati Eduscopio e i sindacati sollevano dubbi sul nuovo percorso scolastico breve, evidenziando rischi concreti per la preparazione degli studenti.
Il dibattito sull'istruzione tecnica si accende intorno alla riforma 4+2 e alla nuova filiera tecnologico-professionale. I recenti dati statistici mostrano un calo nelle performance universitarie per chi sceglie il percorso quadriennale, alimentando le richieste di una revisione dei tempi di attuazione per tutelare la qualità della didattica e garantire un confronto più ampio.
Analisi dei dati e impatto della riforma 4+2
La legge 121/2024 ha reso strutturale il modello che prevede quattro anni di scuola superiore seguiti da un biennio di specializzazione presso gli ITS Academy. Tuttavia, le rilevazioni della piattaforma Eduscopio della Fondazione Agnelli evidenziano come i diplomati dei cicli brevi ottengano risultati accademici inferiori rispetto ai colleghi dei percorsi quinquennali, sia in termini di voti che di crediti formativi.
Questa discrepanza ha sollevato le critiche dell'opposizione politica, in particolare dell'Alleanza Verdi e Sinistra. La deputata Elisabetta Piccolotti ha definito la riforma "gravemente dannosa", contestando la scelta di stabilizzare il sistema senza una fase di sperimentazione adeguata.
Secondo l'esponente politica, l'accelerazione sul modello quadriennale potrebbe celare l'intento di ridurre la spesa pubblica. Esiste infatti il timore che la compressione dei tempi di apprendimento sia funzionale al taglio del numero di docenti e delle risorse destinate all'istruzione pubblica.
Le perplessità della Gilda e il nodo dei decreti attuativi
Anche il fronte sindacale esprime forte preoccupazione per le modalità di applicazione della riforma. La Gilda degli Insegnanti sottolinea come manchino ancora i decreti attuativi fondamentali per definire i quadri orari e l'impatto sugli organici scolastici.
Nonostante l'incertezza normativa, molti dirigenti scolastici stanno premendo per l'approvazione dei percorsi entro la scadenza ministeriale del 10 dicembre. Il coordinatore nazionale Vito Carlo Castellana ricorda però che i collegi dei docenti hanno la facoltà di non deliberare su provvedimenti i cui effetti didattici non siano ancora chiari.
Le criticità sollevate dai sindacati si concentrano su diversi punti chiave:
Abbassamento della preparazione: i dati confermano lacune formative per chi prosegue gli studi.
Assenza di obbligo: le scuole non sono costrette ad aderire alla riforma senza garanzie.
Fragilità degli ITS: la gestione affidata a fondazioni pubblico-private rischia di essere troppo legata a specifici interessi imprenditoriali.
Richieste di confronto e posticipo al 2027
Le organizzazioni sindacali lamentano l'esclusione dal dibattito sui contenuti curricolari. È stato infatti istituito un gruppo di lavoro ministeriale composto solo da funzionari e dirigenti, lasciando i docenti ai margini delle decisioni sulla filiera 4+2.
Per ovviare a queste problematiche, la Gilda propone di posticipare l'avvio a pieno regime della riforma all'anno scolastico 2027/28. Questo slittamento permetterebbe di monitorare con trasparenza gli esiti formativi e i tassi di dispersione scolastica.
L'obiettivo comune di sindacati e opposizione è evitare che logiche di bilancio compromettano il futuro degli studenti. Si richiede un confronto urgente che coinvolga tutte le parti sociali per garantire che l'innovazione non vada a scapito della solidità formativa.