Scuola e università contro il riarmo: 'La conoscenza non marcia'
Nasce “La conoscenza non marcia”: scuole e università unite contro militarizzazione, riarmo e genocidio, con proposte di legge e scioperi studenteschi.
Una nuova campagna nazionale chiede di fermare la militarizzazione di scuole e università e di interrompere ogni complicità con il genocidio in corso a Gaza. L’iniziativa conto il riarmo, dal titolo “La conoscenza non marcia”, coinvolge studenti, docenti e ricercatori per elaborare una legge di iniziativa popolare e portare il tema della pace dentro gli istituti.
Una campagna dal basso per fermare il riarmo
Il progetto “La conoscenza non marcia” nasce come risposta collettiva al processo di militarizzazione dell’istruzione e alle collaborazioni tra i luoghi della conoscenza e l’industria bellica. Obiettivo principale è introdurre misure normative che interrompano ogni legame con la filiera delle armi e con le collaborazioni accademiche con Israele, considerate dai promotori come una forma di complicità rispetto al genocidio del popolo palestinese. La campagna punta a una legge di iniziativa popolare elaborata dal basso e aperta alla società civile, per frenare la corsa al riarmo, la diffusione della cultura della difesa fondata sulla minaccia militare e la guerra. L’assemblea di lancio, ospitata in un ateneo romano, ha raccolto adesioni da organizzazioni studentesche, sindacati scolastici e gruppi di ricerca.
Istituti coinvolti e richieste di pace
Il movimento sta creando reti nazionali in grado di portare nelle scuole proposte concrete. In varie città arrivano già richieste di iniziative simboliche come minuti di silenzio o attività di sensibilizzazione nei primi giorni dell’anno scolastico. In alcune realtà locali i dirigenti scolastici sono stati invitati a promuovere momenti di riflessione sull’importanza del diritto all’istruzione come bene intangibile, spesso negato in molti Paesi del mondo e vittima dei conflitti armati. L’idea è che la scuola non resti neutrale ma diventi luogo di educazione alla pace, capace di lanciare un messaggio di umanità e responsabilità alle nuove generazioni. Viene ricordato che la Costituzione tutela il diritto all’istruzione come condizione per il progresso umano e che l’indifferenza rappresenterebbe un’abdicazione al dovere civico.
Proteste e mobilitazioni studentesche
Negli stessi giorni si moltiplicano le manifestazioni studentesche davanti al Ministero dell’Istruzione per chiedere una presa di posizione ufficiale del governo italiano rispetto agli attacchi subiti dalle imbarcazioni di solidarietà dirette in Palestina. Migliaia di studenti hanno partecipato a presidi e cortei in diverse regioni italiane, esprimendo solidarietà alla popolazione di Gaza e all’equipaggio della Flotilla. Le organizzazioni studentesche sostengono che il sistema educativo debba essere un esempio virtuoso e che le scuole siano le prime a esprimere solidarietà verso chi resiste alla violenza. Per questo è stata annunciata una giornata nazionale di sciopero studentesco prevista per metà novembre, con l’obiettivo di attivare le comunità scolastiche in ogni città. “In un’altra scuola – dicono gli organizzatori – un altro mondo è possibile”, sintetizzando la speranza che l’istruzione possa diventare uno strumento reale di cambiamento sociale.