La scuola calabrese si avvia verso un altro anno scolastico segnato da numeri allarmanti. L’informativa sugli organici 2025-26 presentata dall’Ufficio scolastico regionale ai sindacati ha confermato una tendenza ormai cronica: meno studenti, meno docenti, più precarietà e una progressiva perdita di attrattività del sistema pubblico. A Reggio Calabria, seconda provincia per calo di iscrizioni dopo Cosenza, il quadro è particolarmente critico, con 1.700 alunni in meno e 65 posti in organico tagliati rispetto all’anno precedente.
Tra abbandono istituzionale ed esodo verso il privato
La crisi della scuola in Calabria non è solo una questione demografica, ma il risultato di anni di politiche disattente, investimenti mancati e servizi scolastici ridotti all’osso. Il rischio, già in atto, è un esodo silenzioso verso il settore privato, alimentato da famiglie in cerca di garanzie minime su tempo scuola, attività e strutture.
Organici ridotti e dispersione crescente
Nell’incontro con le sigle sindacali, l’Ufficio scolastico ha comunicato che per il prossimo anno scolastico nella sola provincia di Reggio Calabria si prevede un organico complessivo di 6.858 posti, in calo rispetto ai 6.923 dell’anno in corso. Il calo è in linea con la perdita di iscritti: 5.000 studenti in meno in tutta la regione, 1.700 solo nel reggino. La riduzione degli allievi, legata alla denatalità e all’emigrazione, si somma agli effetti del dimensionamento scolastico, che inizierà a incidere non solo sugli organici amministrativi ma anche nelle classi. Il risultato è un impoverimento strutturale che mina la tenuta del sistema.
Effetto domino: meno servizi, più fuga verso il privato
Secondo Michele Mileto, segretario provinciale del sindacato Sinatas-Fgu Gilda Unams, il circolo vizioso è ormai evidente: “La riduzione delle nascite si accompagna a un disinteresse dello Stato verso la scuola pubblica. I servizi vengono meno, le famiglie si allontanano, e i docenti di ruolo sono sempre meno”. Un’indagine condotta dal sindacato in vari comuni ha rivelato che molte scuole, di ogni ordine e grado, non attivano più il tempo prolungato per mancanza di richieste da parte dei dirigenti o per assenza di fondi stanziati dagli enti locali. Il risultato è che sempre più famiglie scelgono istituti privati, anche grazie ai contributi pubblici destinati indirettamente a coprire rette e bonus.
Docenti perdenti posto, concorsi a vuoto e precari penalizzati
Dopo Pasqua, partiranno ufficialmente le operazioni per individuare circa 200 docenti “perdenti posto”. Le prime lettere sono già arrivate al personale dell’infanzia e della primaria. Il paradosso, segnala Mileto, è che mentre si tagliano cattedre, continuano a essere banditi concorsi legati al PNRR, anche in assenza di posti disponibili. Sul fronte del sostegno, si registra un aumento nazionale di 1.886 posti, ma le liste dei precari restano piene: molti docenti, pur abilitati, sono rimasti a casa o hanno lavorato con contratti a termine. Per mantenere una posizione competitiva nelle graduatorie, gli insegnanti investono continuamente in corsi e titoli, alimentando una guerra tra poveri.
Scuole inadeguate, PNRR sottoutilizzato e futuro incerto
Secondo Mileto, il problema non si limita alla carenza di organico: “Abbiamo perso l’occasione del PNRR. In Calabria, quanti laboratori sono stati realizzati? Quanti istituti sono stati realmente potenziati?”. La mancanza di controllo sull’attuazione dei progetti genera sfiducia: un istituto senza attrezzature moderne, mense o strumenti didattici adeguati non attira iscrizioni, né può garantire un’istruzione di qualità. Il rischio, ormai concreto, è che lo Stato continui a considerare la scuola come un costo e non come un investimento. “Ogni euro speso per la scuola – conclude Mileto – è un guadagno per il futuro del Paese. Non c’è sviluppo possibile senza un’istruzione pubblica forte, inclusiva, attrezzata”.
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