Scuola in Sicilia: tagliate 603 cattedre per il 2025, cresce la preoccupazione

Nel 2025 il mondo della scuola in Sicilia perderà 603 posti. Un taglio che rischia di compromettere la qualità dell’istruzione e aggravare la crisi educativa.

17 aprile 2025 14:34
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Tagli alla scuola in Sicilia - Nel 2025 la scuola siciliana subirà un duro colpo: secondo quanto previsto dalla nuova legge di bilancio, saranno 603 le cattedre in meno sull’Isola. La riduzione rientra in un piano nazionale che prevede la cancellazione di 5.660 posti su tutto il territorio.

La provincia di Trapani la più colpita dai tagli alla scuola

Ad essere particolarmente colpita è la provincia di Trapani, dove verranno soppressi 75 incarichi. Un dato che allarma il mondo della scuola e che rischia di compromettere la qualità dell’offerta formativa, già fragile in molte aree del Sud. I sindacati denunciano un progressivo indebolimento del sistema scolastico, mascherato da operazioni di riorganizzazione. “Non si investe nella scuola, si continua a tagliare”, ha dichiarato Fulvio Marino, segretario della UIL Scuola Rua di Trapani. Il timido aumento di 17 cattedre nel sostegno, sottolinea Marino, appare come una misura insufficiente rispetto alle criticità strutturali del comparto.

Denatalità e riduzione degli organici: un effetto domino per la scuola siciliana

La denatalità viene indicata dal Ministero come causa principale dei tagli. Solo nei prossimi mesi, la Sicilia perderà oltre 11.000 studenti nella fascia tra i 3 e i 18 anni. Tuttavia, per molti osservatori, questo fenomeno demografico è utilizzato come pretesto per ridurre la spesa pubblica, invece di trasformarlo in un’opportunità per potenziare la scuola pubblica, diminuire il numero di alunni per classe e rafforzare il diritto allo studio. I tagli generano una reazione a catena che colpisce tutto il sistema educativo: meno cattedre significano meno opportunità per i docenti, minore continuità didattica per gli studenti e una qualità dell’insegnamento più difficile da garantire. Ne soffrono soprattutto le famiglie e gli insegnanti fuori sede, che vedono svanire la possibilità di rientrare in Sicilia attraverso i trasferimenti.

Conseguenze per i docenti: trasferimenti e stabilizzazioni a rischio

Con la riduzione degli organici, molti insegnanti siciliani che lavorano in altre regioni vedono allontanarsi la prospettiva di tornare a casa. Le assegnazioni provvisorie e i trasferimenti diventano sempre più rari, con il rischio di una vera e propria diaspora professionale. La Sicilia continua così a perdere competenze maturate altrove, impoverendo ulteriormente la qualità del corpo docente locale. Anche per i precari la situazione si complica: le possibilità di ottenere un contratto a tempo indeterminato si riducono notevolmente, mentre i concorsi legati al PNRR rischiano di non soddisfare le aspettative. Meno cattedre disponibili significano meno immissioni in ruolo, con effetti negativi sull’intero sistema. Aumenta anche la rigidità nei movimenti interni tra province, rendendo difficile trovare soluzioni sostenibili per chi ha esigenze personali o familiari.

Sostegno e continuità educativa in Sicilia: troppo poco per colmare il divario

L’unico segnale positivo arriva dal sostegno scolastico, con 163 nuove cattedre stabili in Sicilia. Tuttavia, su un totale di oltre 16.000 posti in deroga, questa misura risulta del tutto insufficiente. Molti studenti con disabilità continuano a non ricevere la continuità didattica necessaria per un percorso educativo coerente. Claudio Parasporo, segretario generale della UIL Scuola Sicilia, evidenzia la necessità di una programmazione mirata, capace di rispondere alle esigenze specifiche dei territori più fragili e delle scuole più penalizzate. L’attuale modello, sottolinea, non è in grado di far fronte alle sfide poste dallo spopolamento e dalla disomogenea distribuzione degli studenti.

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