La nomina di Luigi Sbarra a sottosegretario ha scatenato una marea di polemiche. Tuttavia, il passaggio dal sindacato alla politica non è una novità, ma una prassi consolidata che ha visto protagonisti numerosi leader, da sinistra a destra, accomodarsi tra i banchi del nostro Parlamento.
Le critiche alla nomina di Sbarra
La scelta di Luigi Sbarra, ex segretario della Cisl, di accettare l’incarico di sottosegretario nel governo Meloni ha innescato un’ondata di critiche. Partiti di opposizione, dalla sinistra al centro, hanno contestato la decisione, interpretandola come un premio per un atteggiamento collaborativo con il Premier Meloni. Anche figure storiche della Cisl, come Annamaria Furlan e Savino Pezzotta, hanno espresso dissenso, sottolineando l’incompatibilità con la tradizione del sindacato.
Sindacato e politica: i precedenti storici della Cgil
Il passaggio dal vertice sindacale al Parlamento è una consuetudine radicata, in particolare nella CGIL. Tra gli esempi più noti figura Susanna Camusso, oggi senatrice. Prima di lei, Sergio Cofferati è approdato all’Europarlamento e Guglielmo Epifani ha guidato il PD. Storico è il caso di Fausto Bertinotti, che dopo la guida della Fiom divenne presidente della Camera. Un percorso che ha riguardato anche leader come Luciano Lama e Ottaviano Del Turco, a dimostrazione di un legame consolidato.
Il percorso nella Cisl e negli altri sindacati
Anche la CISL vanta una lunga tradizione di leader passati alla politica attiva. L’esempio più illustre è Franco Marini, che fu presidente del Senato e sfiorò l’elezione al Quirinale dopo aver guidato il Partito Popolare. Sergio D’Antoni, dopo il sindacato, ha ricoperto ruoli di governo e parlamentari. Persino l’UGL, sindacato di destra, ha visto Renata Polverini intraprendere una carriera politica che l’ha portata alla presidenza della Regione Lazio e successivamente in Parlamento.
Una collaborazione attiva con il governo
La vera differenza nel caso Sbarra, secondo gli osservatori, risiede nella natura dell’incarico. Non un approdo in Parlamento a fine mandato, ma un ruolo esecutivo di diretta collaborazione con il governo in carica. Questa mossa si discosta dalla tradizione di molti suoi predecessori, che hanno spesso mantenuto una linea di opposizione o di critica costruttiva. Una scelta che segna una rottura rispetto alla postura adottata, ad esempio, dall’attuale segretario della CGIL, Maurizio Landini.
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