Con l’arrivo dei bandi 2025 ex DL 71/2024, i docenti attendono con ansia la pubblicazione delle graduatorie per i percorsi di specializzazione sul sostegno. Ma chi non risulterà tra i selezionati? Il DM 75/2025 regola criteri e priorità, ma servono chiarimenti su tempi, modalità di riallocazione e costi per tentativi successivi
Graduatoria graduatorie di accesso ai percorsi sul sostegno: i criteri di selezione
Secondo quanto previsto dal DM 75/2025, le graduatorie di accesso ai percorsi di specializzazione sul sostegno saranno stilate tenendo conto di alcuni criteri di priorità, tra cui:
- Servizio triennale su sostegno svolto negli ultimi cinque anni scolastici;
- Età anagrafica, in caso di pari punteggio, con precedenza al candidato più giovane.
Questo modello introduce un sistema di valutazione che premia l’esperienza diretta, ma al contempo rischia di escludere chi ha solo recentemente maturato i requisiti o chi non rientra nei limiti numerici imposti dalle Università. Il rischio reale è che molti docenti possano trovarsi fuori dalla graduatoria nella propria prima scelta.
Esclusi: possibilità di ripescaggio
Chi non risulta tra i selezionati non è automaticamente escluso dal percorso: sarà possibile accedere ad eventuali posti residui presso altri Atenei. Secondo le FAQ ufficiali, si potrà inoltrare una nuova domanda di ammissione, qualora vi siano disponibilità non coperte dopo la pubblicazione delle graduatorie.
La gestione di questa seconda fase, però, è tutt’altro che chiara. Le tempistiche dipenderanno dalle decisioni delle singole Università e da eventuali indicazioni centralizzate di INDIRE. Se i bandi dovessero seguire calendari paralleli, molti docenti rischierebbero di perdere la possibilità di rientrare nel processo, non potendo riposizionarsi in tempo utile.
Un sistema da migliorare
Nel caso in cui tutte le Università emanassero bandi con le stesse scadenze, senza un sistema informatizzato che permetta la selezione multipla come avviene per le 150 preferenze delle GPS, si rischierebbe una forte disparità di opportunità. Serve quindi un meccanismo coordinato per la redistribuzione dei candidati non ammessi, sulla base di una graduatoria nazionale o interateneo.
Inoltre, resta aperta la questione dei costi di ammissione: ogni tentativo di iscrizione comporta un pagamento? Le FAQ ufficiali non chiariscono se il contributo d’accesso andrà versato più volte, rendendo ogni tentativo un onere economico che potrebbe penalizzare molti candidati.
Valorizzare chi già insegna sostegno
Per i docenti con anni di esperienza sul sostegno, restare fuori da un percorso di specializzazione rappresenta un paradosso. La professionalità maturata sul campo dovrebbe essere il vero punto di partenza per ogni selezione. Chi lavora quotidianamente con alunni con disabilità ha già affrontato le complessità della relazione educativa, della programmazione personalizzata, della gestione delle crisi.
Come ribadito da Daniela Nicolò, portavoce della Community “Uniti per INDIRE”, il ruolo dell’insegnante di sostegno non si improvvisa: richiede studio costante, competenza e sensibilità. Un titolo formale non basta per garantire qualità e consapevolezza. È necessario che le istituzioni diano risposte rapide e chiare su modalità di accesso, gestione delle eccedenze e riconoscimento della professionalità già acquisita.
Comunicato stampa
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