Spese NATO al 5%: rischio tasse e tagli a scuola e sanità

Spese militari al 5% del PIL: per il PD il costo sarà più tasse e meno welfare. Meloni difende l’accordo NATO come sostenibile e utile all’economia

26 giugno 2025 11:56
Spese NATO al 5%: rischio tasse e tagli a scuola e sanità - Spese militari
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L’accordo NATO per portare le spese militari al 5% del PIL preoccupa l’opposizione. Secondo il PD, l’Italia rischia più tasse e meno risorse per sanità e istruzione, mentre Meloni difende la scelta come strategica e sostenibile. Il confronto si fa acceso, tra vincoli economici e priorità sociali

L’accordo NATO e l’impatto sull’Italia

Durante l’ultimo vertice NATO, i leader hanno approvato un accordo che prevede un impegno a destinare almeno il 3,5% del PIL alla difesa entro il 2035, con un ulteriore 1,5% potenzialmente vincolato ad altri ambiti di sicurezza strategica. Si tratta di un totale del 5% del PIL, obiettivo sostenuto fortemente dagli Stati Uniti. Per l’Italia, ciò comporterebbe un passaggio da 45 miliardi di euro nel 2025 a 145 miliardi nel 2035, secondo le stime dell’Osservatorio sulle spese militari italiane.

Misiani (PD): “Più armi, meno scuola e sanità”

Il senatore Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria nazionale del PD, ha criticato duramente l’accordo, definendolo una “stangata sociale”. Secondo Misiani, se l’Italia dovrà reperire 100 miliardi in più senza aumentare il debito, le risorse verranno sottratte alle grandi voci di spesa pubblica: istruzione, sanità, pensioni, investimenti e pubblico impiego. L’aumento delle spese militari, afferma, supera l’intero bilancio dell’istruzione (85 miliardi) ed è pari a tre quarti della spesa sanitaria. Inoltre, corrisponde a tre volte il gettito IRAP e cinque volte quello dell’IMU.

Il confronto europeo dopo l’ultimo vertice NATO: il caso spagnolo

A differenza dell’Italia, la Spagna del premier Pedro Sánchez ha dichiarato, a margine del vertice, che il 2,1% del PIL è una soglia sufficiente per garantire sicurezza e salvaguardare il welfare. Una posizione che evidenzia una diversa strategia di bilanciamento tra difesa e servizi sociali. Il governo spagnolo ha rivendicato una linea rigorosa, preferendo non estendere ulteriormente la spesa militare per non mettere a rischio le politiche pubbliche.

Meloni: “Spesa sostenibile e vantaggiosa per l’economia”

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, invece, ha difeso con forza la linea dell’Esecutivo, sostenendo che gli impegni assunti sono “necessari e sostenibili”. Ha dichiarato che l’aumento delle spese militari potrà generare benefici economici per le imprese italiane, creando un “circolo virtuoso”. Inoltre, ha precisato che non sarà utilizzata la clausola di salvaguardia per il 2026, implicando che tali spese verranno conteggiate nel deficit. Meloni ha anche rivendicato il proprio impegno nel portare al vertice l’attenzione strategica per il fianco sud dell’Alleanza, confermando il ruolo attivo dell’Italia nel contesto geopolitico attuale.