Titoli esteri sul sostegno, l’Europa bacchetta l’Italia: servono riforme immediate

Sentenze e UE contro l’Italia: il mancato riconoscimento dei titoli esteri sul sostegno penalizza docenti e alunni. Serve una riforma urgente e concreta

A cura di Marco Marco
12 giugno 2025 13:39
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Migliaia di docenti attendono da anni il riconoscimento dei titoli esteri per insegnare sul sostegno. Mentre il TAR del Lazio continua a bocciare i dinieghi del Ministero, anche la Commissione Europea interviene dichiarando “non conformi” le procedure italiane. Intanto prende forma una proposta per uscire dall’impasse e salvare il diritto all’inclusione

Titoli esteri: una battaglia giudiziaria che si trascina da anni

Migliaia di docenti con titolo estero attendono il riconoscimento da parte del Ministero dell’Istruzione, ma le domande vengono sistematicamente respinte. Il caso riguarda soprattutto titoli ottenuti in Paesi UE, come la Romania, che spesso vengono giudicati “non abilitanti” o “troppo distanti” rispetto alla formazione italiana. Il TAR del Lazio ha annullato diversi dinieghi, parlando di motivazioni infondate, apodittiche e viziate da errori procedurali. Le sentenze della primavera 2025 (n. 10083, 10675, 10925) confermano una linea ormai consolidata nella giurisprudenza: le motivazioni addotte dal Ministero non reggono al vaglio dei giudici.

Le critiche alle motivazioni del Ministero

Tra le principali motivazioni dei dinieghi ci sono la presunta inadeguatezza del titolo estero e la mancanza di documenti specifici, come attestati integrativi. Il TAR ha più volte ribadito che se il titolo permette l’accesso alla professione nel Paese d’origine, non può essere ritenuto inidoneo in Italia. La giustificazione della “differenza formativa incolmabile” è stata definita priva di fondamento e scarsamente documentata, mentre la mancata comunicazione del preavviso di rigetto rappresenta un grave vizio procedurale che ha portato all’annullamento dei provvedimenti. Nonostante tutto ciò, l’amministrazione continua a rigettare le istanze, aggravando il contenzioso e lasciando i docenti in un limbo professionale.

L'intervento della Commissione Europea sui titoli esteri

Anche Bruxelles è intervenuta, dichiarando che l’Italia viola la direttiva 2005/36/CE sul riconoscimento delle qualifiche professionali. Secondo la Commissione Europea, le decisioni dovrebbero essere adottate entro quattro mesi, ma in Italia le attese durano anni. Dopo un decreto-legge approvato nel maggio 2024, che ha introdotto solo parziali correttivi, l’Europa ha chiesto “ulteriori sforzi”. Il 17 febbraio 2025 è stato avviato un confronto informale tra le autorità italiane e la Commissione, che ha evidenziato gravi carenze sistemiche, annunciando di fatto l’avvio di una possibile procedura d’infrazione.

Una proposta tecnica per superare il caos

Esperti del settore hanno elaborato una proposta per uscire dall’impasse. Il fulcro della riforma è una Matrice di Corrispondenza, una tabella unica che assocerebbe a ogni titolo estero un set predefinito di misure compensative standard (tirocini o esami integrativi), eliminando l’arbitrarietà delle valutazioni individuali. Accanto a questa misura, si propone la digitalizzazione dell’intero processo, con la creazione di un portale unico per il riconoscimento, dove seguire l’iter in tempo reale. Oltre ai costi legali e al disagio per i docenti, il sistema penalizza soprattutto gli studenti con disabilità, che rischiano di perdere insegnanti qualificati a causa dei ritardi. Ora la scelta spetta al Ministero: continuare sulla via del contenzioso o adottare una riforma di buon senso che metta fine al caos.