Vannacci: 'Chi rifiuta l’orale va bocciato, la scuola torni dura e selettiva'
Vannacci: “Rifiutare l’orale è inaccettabile, serve rigore. La scuola torni selettiva, chi protesta violando le regole deve essere bocciato”
Roberto Vannacci interviene sul rifiuto dell’orale alla Maturità, definendo inaccettabile che studenti scelgano di non sostenere l’esame. Il generale e vicesegretario della Lega, in un post su Facebook, chiede rigore e richiama la scuola al suo ruolo educativo. Secondo lui, ogni protesta ha un prezzo e i ragazzi devono imparare a rispondere delle proprie scelte
Vannacci: la protesta non giustifica la rinuncia alle regole
“Esiste la libertà di protestare – scrive Vannacci – ma chi contravviene alle regole deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni.” Il generale si riferisce agli studenti che negli ultimi giorni hanno deciso di non presentarsi all’orale della Maturità 2025, anche come gesto di dissenso verso il Governo. Per Vannacci, non si può confondere l’impegno scolastico con la disobbedienza civile, perché la scuola è un’istituzione formativa, non un’arena politica.
Un messaggio diretto agli studenti
Nel suo post, Vannacci si rivolge direttamente ai giovani con toni duri: “La vita è dura e selettiva, ragazzi. Se non volete fallire e vivere da frustrati, preparatevi!”. Secondo lui, l’atteggiamento di chi rinuncia all’orale è un sintomo di debolezza educativa, alimentata da un sistema troppo indulgente. La scuola, scrive, deve tornare a essere seria, dura, selettiva, capace di forgiare carattere e responsabilità. Solo così, conclude, si potrà insegnare ai ragazzi a vivere “la vita vera, non quella percepita”.
Rimettere al centro disciplina e responsabilità
La presa di posizione di Vannacci rientra in una visione più ampia che chiede alla scuola italiana di ritrovare autorevolezza, fermezza e coerenza. Per il generale, l’Esame di Stato è un banco di prova non solo delle competenze, ma anche della maturità personale. L’idea di rinunciarvi come forma di protesta rappresenterebbe una deriva preoccupante. “La scuola deve formare, non assecondare”, è la sintesi della sua posizione