Vigilanza assente? A Modena bimbo cade in classe dopo uno 'scherzo': trauma cranico e denuncia all’insegnante
Bimbo cade in classe e si procura un trauma cranico. I genitori denunciano l’insegnante per omessa vigilanza. Il caso scuote la scuola e arriva in tribunale


Un alunno di 11 anni ha riportato un trauma cranico dopo essere caduto in classe: un compagno gli avrebbe tolto la sedia mentre si stava sedendo. La famiglia denuncia l’insegnante per omessa vigilanza e gestione inadeguata dell’emergenza. Il caso, accaduto nel modenese, solleva interrogativi sul ruolo dei docenti, i protocolli scolastici e i limiti della sorveglianza educativa
Vigilanza scolastica e responsabilità giuridica
Il dovere di vigilanza dell’insegnante è il nodo centrale dell’indagine avviata dopo la denuncia dei genitori del bambino ferito. Secondo quanto riportato dalla Gazzetta di Modena, l’episodio è avvenuto durante l’orario scolastico in un’aula di una scuola elementare della provincia. Il bambino si stava sedendo quando un compagno gli avrebbe sfilato la sedia, facendolo cadere rovinosamente a terra. Da subito il piccolo ha manifestato dolori e confusione, poi evoluti in sintomi neurologici che hanno richiesto più accessi al pronto soccorso.
La famiglia sostiene che l’insegnante non fosse presente in aula al momento dell’accaduto, mentre la scuola smentisce questa ricostruzione. Il concetto di vigilanza non è solo morale, ma anche giuridico, e il docente è chiamato a garantire l’incolumità degli alunni. Tuttavia, va considerato anche il contesto scolastico reale, dove le dinamiche tra pari possono sfuggire al controllo, rendendo difficile prevedere ogni gesto impulsivo.
Scherzo finito male e segnali ignorati
Il compagno autore del gesto avrebbe parlato di uno “scherzo”, ma l’esito è stato tutt’altro che leggero. La linea di confine tra gioco e pericolo è spesso sottile, soprattutto tra minori. Anche in assenza di intenti aggressivi, atti del genere possono causare danni gravi, e per questo la vigilanza scolastica non deve limitarsi alla repressione ma deve comprendere l’osservazione delle dinamiche interpersonali e il riconoscimento di segnali di tensione o disagio.
La situazione chiama in causa non solo l’insegnante ma anche la cultura della prevenzione all’interno della scuola. Comprendere i comportamenti, anticipare situazioni di rischio, educare al rispetto reciproco sono tutti aspetti che rientrano nella funzione educativa. L’obiettivo non è solo reagire, ma intervenire prima che si verifichi un evento lesivo, specialmente in ambienti dove i comportamenti imitativi o impulsivi sono frequenti.
Gestione dell’incidente e protocolli scolastici
Secondo la madre del bambino, non è stato allertato il 118, nonostante il figlio apparisse disorientato, faticasse a parlare e mostrasse chiari segni di disagio. L’insegnante avrebbe sconsigliato di contattare i soccorsi, minimizzando l’accaduto. Una decisione che, se confermata, solleva dubbi sulla gestione dell’emergenza da parte della scuola. In casi di trauma cranico, anche in assenza di lesioni visibili, la prassi richiederebbe un approccio prudente, incentrato sulla tutela del minore.
L’episodio, oltre alla responsabilità individuale, evidenzia criticità nei protocolli organizzativi: chi vigila quando il docente è assente? Quali sono le soglie per l’attivazione dei soccorsi? La vicenda, ora al vaglio della magistratura, chiama in causa l’intero sistema scolastico, invitando a una riflessione su come garantire sicurezza e prontezza d’intervento. La responsabilità educativa, in questi casi, non si esaurisce nell’aula ma coinvolge l’intera istituzione.