venerdì, 4 Ottobre 2024
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Voto in condotta: il Movimento 5 Stelle attacca Valditara sulle misure punitive e la crisi della scuola

Il M5S critica il ritorno del voto in condotta proposto da Valditara, denunciando un approccio punitivo e la mancanza di attenzione ai problemi scolastici

Il dibattito sul voto in condotta proposto dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, si infiamma con le dichiarazioni dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle. La deputata Anna Laura Orrico esprime forte preoccupazione, accusando il governo di voler creare una società di cittadini obbedienti e acritici attraverso il ritorno del voto in condotta. Orrico considera la misura discriminatoria e non adatta a considerare le fragilità e i disagi presenti nel sistema scolastico italiano.

Antonio Caso: “Valditara ignora problemi più urgenti”

Il capogruppo M5S in commissione cultura, Antonio Caso, denuncia il caos che ha segnato l’inizio del nuovo anno scolastico, con segnalazioni diffuse dal mondo della scuola. Nonostante ciò, Caso critica Valditara di concentrarsi su “bandierine identitarie” come il voto in condotta, ignorando problemi più urgenti. Caso vede in questa mossa un tassello di un progetto più ampio basato su intolleranza e rigore.

Anche il deputato Gaetano Amato interviene duramente, mettendo in dubbio la conoscenza diretta del ministro sulle realtà scolastiche complesse. Amato ricorda l’esistenza dei PEI (Piani Educativi Individualizzati) per gli studenti con difficoltà comportamentali, e accusa Valditara di ignorare strumenti già in atto.

Le critiche del M5S sull’approccio educativo del voto in condotta

Il Movimento 5 Stelle critica diversi aspetti della proposta. In particolare, denuncia l’approccio punitivo che, secondo loro, prevale su quello educativo. Temono che questa misura possa limitare il pensiero critico degli studenti, trasformandoli in meri esecutori invece di cittadini consapevoli e riflessivi. Inoltre, sottolineano la mancata attenzione del governo ai veri problemi della scuola italiana, come il precariato e gli stipendi bassi degli insegnanti, tra i più bassi nei paesi OCSE.

Il voto in condotta, quindi, rimane al centro di un acceso confronto politico, con il Movimento 5 Stelle che ne contesta l’efficacia e l’impatto sulla formazione degli studenti.

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