Adolescenti e guerra: il 68% dei giovani dice no all'arruolamento
L'indagine del Garante per l'infanzia e l'Adolescenza evidenzia il rapporto tra adolescenti e guerra: prevale il rifiuto delle armi.
Un recente sondaggio Garante per l'infanzia e l'Adolescenza fa luce sul complesso legame tra adolescenti e guerra in Italia, evidenziando uno scenario inaspettato. I dati provvisori rivelano che la netta maggioranza dei giovani non sarebbe disposta ad arruolarsi, preferendo restare spettatrice piuttosto che parte attiva in un conflitto. Sorprendentemente, la televisione rimane il mezzo prediletto per informarsi, superando il web, mentre l'iniziativa dell'Autorità Garante mira a comprendere a fondo le emozioni delle nuove generazioni.
Il rifiuto della leva: cosa pensano gli adolescenti
La consultazione pubblica, promossa dall'Autorità Garante per l'infanzia e l'Adolescenza, ha svelato una chiara presa di posizione da parte dei ragazzi italiani riguardo ai conflitti armati. Il 68% del campione analizzato, su una base provvisoria di 4.000 intervistati, ha dichiarato che non prenderebbe in considerazione l'idea di arruolarsi qualora il Paese entrasse in guerra.
Analizzando le risposte alla domanda sulla responsabilità civile e sulla disponibilità a combattere per la propria nazione, emerge una differenza sostanziale tra i generi intervistati. Mentre il disaccordo tocca il 60,2% tra i ragazzi, la percentuale sale sensibilmente fino al 73,6% tra le ragazze, evidenziando una diffusa riluttanza verso l'impegno militare diretto e l'uso della forza.
Adolescenti e guerra: come si informano i ragazzi
Un dato che ribalta le aspettative comuni riguarda le modalità con cui la Gen Z acquisisce notizie sugli scenari di crisi internazionale e sui fronti caldi. Contrariamente agli stereotipi che li vedono legati esclusivamente ai social media, è la televisione il canale ritenuto più credibile e autorevole per seguire le evoluzioni geopolitiche attuali.
Dall'analisi delle risposte emergono tre tendenze principali che definiscono le priorità e le abitudini dei giovani:
La guerra rappresenta oggi una preoccupazione superiore rispetto al cambiamento climatico.
La televisione supera internet e i giornali come fonte primaria di informazione.
Esiste una forte richiesta di notizie verificate per comprendere gli scenari globali.
L'Autorità Garante, Marina Terragni, ha osservato come i ragazzi cerchino fonti affidabili per elaborare le immagini dei conflitti. Questo bisogno di chiarezza supera la velocità della rete, indicando una ricerca di approfondimento e verità che spesso i canali digitali rapidi non riescono a soddisfare pienamente.
Obiettivi e struttura della consultazione pubblica
L'iniziativa nasce dalla specifica necessità di colmare un vuoto informativo e comprendere il sentiment reale dei più giovani di fronte alla drammaticità dei conflitti contemporanei. La Garante ha sottolineato l'importanza di fornire alle istituzioni spunti di riflessione concreti, basati non su ipotesi, ma sulla percezione diretta espressa da ragazzi e ragazze tra i 14 e i 18 anni.
Il sondaggio si articola in 32 domande ed è stato realizzato con il supporto dello psicoterapeuta Diego Miscioscia, esperto nelle dinamiche evolutive e autore di studi sulla psicopatologia della guerra. L'obiettivo è indagare come i giovani gestiscano la paura, il rapporto con la violenza e i conflitti quotidiani, sia in famiglia che nel gruppo dei pari.
La rilevazione dei dati rimarrà attiva sulla piattaforma dedicata fino al prossimo 19 dicembre. Questo permetterà di ampliare ulteriormente la base statistica per un'analisi definitiva sulle competenze mentali della pace e sulla visione che i futuri adulti hanno del loro ruolo nella società globale.