Con la fine dell’anno scolastico emerge il solito problema ricorrente: i ritardi nei pagamenti, attraverso il Fondo d’Istituto (Fis), per le attività aggiuntive e i progetti. Compensi esigui e versati con mesi di ritardo generano frustrazione e malcontento tra docenti e personale ATA.
L’entità dei compensi per le attività aggiuntive e i progetti
Il Fondo d’Istituto (Fis) finanzia le attività extra e i progetti didattici svolti durante l’anno, ma i compensi destinati al personale scolastico risultano spesso irrisori. Si tratta, in media, di poche centinaia di euro lorde, soggette a una tassazione che può erodere l’importo iniziale dal 35% a oltre il 50%. Questo rende il riconoscimento economico per il lavoro supplementare decisamente poco incentivante per chi lo svolge con dedizione.
Detassare le attività aggiuntive: la richiesta dei sindacati
Rosolino Cicero, presidente di Ancodis, definisce il riconoscimento economico “modesto e non congruo”. L’associazione si appella alla politica e al Ministero affinché si intervenga per detassare in modo significativo il lavoro aggiuntivo del personale scolastico, come già avvenuto in altri settori pubblici. Cicero sottolinea inoltre come l’incertezza sui tempi di erogazione dei fondi rappresenti un fattore critico, aggravando ulteriormente il disagio del personale.
Le cause dei ritardi cronici
Anche quest’anno, una parte consistente del personale vedrà accreditarsi i fondi solo a fine estate o addirittura in autunno. Le ragioni sono ormai note: complessità della burocrazia, indisponibilità momentanea di fondi da parte degli uffici periferici del Mef e altre inefficienze amministrative. Questi ritardi sistematici trasformano l’attesa dei pagamenti in un’odissea che si ripete puntualmente al termine di ogni anno scolastico, minando la fiducia nel sistema.
Le conseguenze sul personale docente e ATA
Il mancato rispetto dei tempi di pagamento ha effetti diretti sulla motivazione del personale scolastico. A Roma, ad esempio, alcuni docenti attendono ancora i compensi per le ore aggiuntive svolte da ottobre 2024. Questa situazione di precarietà economica genera un profondo senso di scoramento e influisce negativamente sulla disponibilità ad accettare nuovi incarichi futuri, alimentando un crescente malcontento all’interno degli istituti.
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