Buoni pasto scuola 2025: novità per docenti, ATA e dirigenti
Contratto scuola 2025: i buoni pasto rischiano di ridurre gli aumenti. Cosa propone Anief e cosa pensa l’ARAN per docenti, ATA e dirigenti. Tutti i dettagli.


La possibile introduzione dei buoni pasto nella scuola divide il fronte sindacale e istituzionale. L’ipotesi è ancora aperta, ma il rischio è concreto: per finanziare questa misura, il Ministero potrebbe dover tagliare sugli aumenti stipendiali. Una dinamica che mette in evidenza il problema cronico della “coperta corta” nel settore scolastico.
Anief rilancia i buoni pasto per il personale scolastico
Il sindacato Anief non rinuncia alla battaglia. Dopo la bocciatura dell’emendamento al decreto scuola, rilancia la proposta di inserire i buoni pasto per docenti, ATA e dirigenti scolastici nel nuovo contratto. L’idea è replicare quanto avvenuto nel contratto precedente per la formazione retribuita: introdurre il principio e demandare alla contrattazione integrativa la definizione delle risorse e dei criteri.
In questo modo si potrebbe:
- Riconoscere il diritto al buono pasto nel contratto;
- Attendere nuovi finanziamenti con la prossima Legge di Bilancio;
- Estendere il beneficio anche al settore scolastico, oggi l’unico escluso nel pubblico impiego.
Dirigenti e ATA in prima fila, docenti penalizzati
Secondo Antonio Naddeo, presidente dell’ARAN, l’introduzione dei buoni pasto andrebbe prioritariamente a dirigenti scolastici e personale ATA, lasciando i docenti in secondo piano. Il motivo? L’attuale normativa prevede l’erogazione del buono solo oltre le 7 ore e 12 minuti di servizio giornaliero. Una soglia che molti insegnanti non superano formalmente, nonostante le numerose attività extra classe non sempre registrate come orario effettivo.
Il nodo degli aumenti stipendiali
Le risorse sono limitate. Inserire i buoni pasto nel contratto scuola 2025 potrebbe ridurre ulteriormente gli aumenti di stipendio, già giudicati insufficienti da molte sigle sindacali. Naddeo spinge per chiudere l’accordo contrattuale entro l’estate, per permettere l’erogazione degli aumenti entro fine 2025, ma resta il nodo della sostenibilità finanziaria.
Una disparità da colmare
Oggi i buoni pasto sono concessi anche a chi lavora in smart working. Escludere il personale scolastico – che spesso lavora in presenza, in condizioni complesse – evidenzia una grave disparità. Il riconoscimento di questo diritto rappresenterebbe un segnale concreto di attenzione e rispetto verso una categoria ancora troppo trascurata nelle politiche retributive.