Certificato di malattia: cosa rischia chi lo invia in ritardo? [Sentenza]

Cosa rischia chi invia in ritardo il certificato di malattia? Una sentenza della Cassazione chiarisce gli obblighi del lavoratore in merito alla procedura.

02 agosto 2025 18:38
Certificato di malattia: cosa rischia chi lo invia in ritardo? [Sentenza] - Medico fiscale
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Una recente sentenza della Corte di Cassazione stabilisce che l'invio tardivo del certificato di malattia può portare al licenziamento del dipendente per giusta causa. Anche un solo giorno di ritardo può essere considerato una violazione degli obblighi di lealtà e correttezza, minando il rapporto di fiducia con il datore di lavoro.

La decisione della Corte di Cassazione sull'invio tardivo del certificato di malattia

Con la sentenza n. 13747 del 22 maggio 2025, la Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un licenziamento per giusta causa dovuto al ritardo nella comunicazione della malattia. Secondo i giudici, l'obbligo di comunicazione tempestiva non è una semplice formalità, ma un dovere sostanziale che tutela il rapporto fiduciario tra dipendente e datore di lavoro. Il mancato rispetto di questa norma, prevista dai Contratti Collettivi Nazionali, costituisce una violazione grave, indipendentemente dal settore, pubblico o privato. La Corte ha sottolineato che un comportamento negligente, come una "semplice dimenticanza", non è una giustificazione valida e risulta incompatibile con i doveri di correttezza e diligenza richiesti al lavoratore.

Ritardo per l'invio del certificato di malattia: il caso che ha originato la sentenza

La vicenda legale ha avuto origine dal licenziamento di una lavoratrice che si era assentata per cinque giorni consecutivi a causa di un malore. La dipendente, però, aveva comunicato l'assenza e inviato il certificato medico con notevole ritardo rispetto all'inizio della malattia, senza fornire motivazioni convincenti per il posticipo. L'azienda ha interpretato questa assenza ingiustificata come una violazione degli obblighi di lealtà, procedendo al licenziamento per giusta causa. La lavoratrice ha impugnato la decisione, ritenendola sproporzionata. La Cassazione, tuttavia, ha dato ragione al datore di lavoro, richiamando anche l'articolo 2104 del Codice Civile, che impone al prestatore di lavoro il dovere di diligenza nell'esecuzione dei suoi compiti.

Obblighi contrattuali e principio di proporzionalità

I Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) sono chiari: l'assenza per malattia va comunicata di norma entro il primo giorno. Il mancato adempimento, se non supportato da un impedimento comprovato, può avviare un procedimento che culmina in una sanzione disciplinare, inclusa la risoluzione del contratto. Sebbene la decisione della Cassazione sia giuridicamente fondata, solleva un dibattito sul principio di proporzionalità. Alcuni esperti ritengono eccessivo un licenziamento per un ritardo isolato, specialmente in assenza di precedenti disciplinari. Tuttavia, la Corte ha stabilito che la valutazione deve basarsi sulla gravità della violazione e sulla sua capacità di compromettere in modo irreparabile la fiducia, elemento essenziale di ogni rapporto di lavoro.

Le conclusioni della Corte di Cassazione

La sentenza ribadisce che il ritardo nell'invio del certificato medico è una violazione significativa degli obblighi contrattuali. Per i giudici, la comunicazione tempestiva è fondamentale per preservare il rapporto di fiducia, e la sua mancanza può legittimare il licenziamento.

Allegato

La sentenza della Corte di Cassazione

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